La morte di Giulio Giorello intristisce la redazione di Restiamo animali. Qualche anno fa, nel pieno della nostra campagna #salvaiselvatici contro la legge della Regione Toscana che intendeva sterminare molte migliaia di ungulati, il filosofo ci inviò un messaggio non formale di adesione, che riportiamo qui sotto:
“I tempi antichi in cui la caccia era un legittimo sostentamento di gruppi umani, sia nomadi che stanziali, sono finiti da molto. Oggi la caccia è lo sport di chi si diverte a uccidere e non c’è alcuna ragione “scientifica” (cioè indipendentemente controllabile) per concludere che l’abbattimento prodotto dai cacciatori costituisca uno strumento adeguato a ridurre il sovrappopolamento di specie selvatiche o ibridate con animali domestici o magari importate da opportune “riserve” di certi Paesi dell’Est. Come è ben mostrato dai documenti sulla caccia, e nello specifico sulla caccia al cinghiale, in: Relazione contro la proposta di legge obiettivo n.27 della Regione Toscana, Firenze, novembre 2015.
Un antico detto recita: la crudeltà nei confronti degli animali è solo un esercizio per chi utilizzerà la crudeltà contro animali appartenenti al genere Homo sapiens. Questa continua esibizione di morte va, a mio avviso, radicalmente abolita con ogni mezzo. Piccolo particolare grottesco: mentre sarà duro e drammatico far capire aspetti di questa guerra a cacciatori “in buona fede”, c’è pure un aspetto francamente ridicolo. La politica (si fa per dire) del PD in Toscana e altrove, ancora una volta è corriva con gli aspetti più reazionari del Paese. Ma quanto a lungo dovremo preoccuparci di questo rimasuglio di un sistema che prima viene dissolto, e meglio è?”.
Giorello è stato un filosofo di rara perspicacia e umanità, aperto a una visione non antropocentrica della vita. Lo ricordiamo con affetto.
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