La notizia arriva da Calais, nel nord della Francia, dove la sindaca Natacha Bouchart, del partito conservatore Les republicains, ha revocato l’autorizzazione a tenere un festival organizzato per l’8 settembre da un’associazione che sostiene l’alimentazione vegana.
Motivo del divieto: ordine pubblico a rischio, ha spiegato Bouchart, preoccupata per le affermazioni del presidente della locale associazione dei macellai e salumai, Laurent Rigaud, il quale aveva avvertito le autorità che i suoi associati avrebbero reagito al festival, percepito come una provocazione, cercando il contatto con organizzatori e partecipanti.
A quanto sembra i macellai, insieme con allevatori, cacciatori e ristoratori, intendevano allestire una grande, provocatoria grigliata di carni davanti al festival, in modo da opporre salsicce e braciole alle verdure e al tofu del festival vegan.
La scelta della sindaca, che si è piegata alla minacce dei macellai anziché tutelare il festival già programmato, è più che discutibile e va collocata in un dibattito in corso da tempo in Francia, dove si sta affermando nel discorso pubblico una strana idea dei “vegani”, una categoria descritta come un organismo compatto, un po’ pericoloso, anche violento, avverso alle buone tradizioni gastronomiche francesi e ai relativi interessi economici.
I media citano regolarmente, quasi per giustificare le minacce – lo hanno fatto anche nel caso di Calais – alcuni episodi avvenuti altrove con vetrine di di macellerie imbrattate e simili atti di piccolo vandalismo. Il senso del discorso è dunque che bisogna aver paura dei vegani. L’esito è però paradossale, perché le minacce dei benpensanti macellai finiscono per impedire più che pacifiche manifestazioni culinarie di persone che nulla hanno a che vedere con gli episodi di vandalismo, peraltro assai limitati per numero e gravità.
Il rischio è dunque che l’astio per i “vegani”, indicati come una monolitica e temibile categoria, diventi il vero problema, in una stagione nella quale l’aggressione delle minoranze attraversa tutte le nostre giornate.
Per chiudere, una piccola annotazione: la scelta vegana è per alcuni un fatto personale, per altri una scelta etica e politica di valore pubblico, ma raramente può essere considerata una fonte unica e assoluta di identità. Si può essere vegani e animalisti, vegani e socialisti, vegani e reazionari, vegani e indifferenti, vegani e solidali e così via. Pensiamoci.
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