Roberto Marchesini, etologo e filosofo, autore fra gli altri libri di “Etologia filosofica. Alla ricerca della soggettività animale” (Mimesis 2016), interviene sui provvedimenti riguardanti i lupi che il ministro per l’Ambiente Luca Galletti sta introducendo, ammettendo – per la prima volta dopo decenni – la possibilità di uccidere una parte dei lupi che vivono in Italia.
Le recenti dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, devono condurci a elaborare una riflessione sul ruolo centrale del lupo nella salvaguardia dell’ecosistema. Tantissimi studi dimostrano che la presenza del lupo è un fattore che determina l’equilibrio e il riequilibrio del territorio. Il Piano Lupo si presenta insensato dal punto di vista etnografico perché è impossibile attuare una caccia selettiva nei confronti del lupo analoga a quella di animali erbivori. Inoltre, compromette i miglioramenti che ci sono stati negli ultimi 46 anni rispetto alla tutela del lupo e quindi alla tutela dell’ambiente. Il lupo è, infatti, una specie di importanza fondamentale per tre
serie di ragioni: la prima riguarda la solidità ambientale dell’Appennino, un ambiente che richiede una forte stabilità. Se quest’ultima viene meno, il territorio diviene molto più vulnerabile rispetto a frane, slavine e dissesti idrogeologici. Optare per una logica di equilibrio ecologico di ambienti particolari, come può essere l’ambiente appenninico già martoriato da disboscamenti, sommovimenti tellurici e quant’altro, sarebbe centrale.In secondo luogo, il lupo contiene determinate specie: il suo abbattimento comporterà l’aumento di queste altre specie e si reputeranno necessarie altre misure di abbattimento. In questo modo, assecondiamo i dettati, gli interessi, di quella che è la lobby della caccia. L’affermazione, da parte di un Ministro dell’Ambiente, “se non facciamo questo(l’abbattimento), il bracconaggio diventerà lo strumento di tutela degli agricoltori”, è inaccettabile.
Dovremmo, inoltre, riflettere sui provvedimenti del Ministero dell’Ambiente. Pensiamo al modo disastroso in cui sono state gestite la questione degli orsi in Trentino, la difesa del territorio e la difesa del patrimonio eco-sistemico d’Italia. Un tempo, gli allevatori e i contadini, si difendevano dal lupo in maniera molto semplice, attraverso cani come quelli della razza maremmana abruzzese, che hanno la capacità di mantenere il lupo nell’ambito silvestre. Del resto, il lupo è un animale particolarmente schivo che non entra mai in rotta di collisione con gli ambienti popolati dall’essere umano, se non in maniera saltuaria, e se accadesse, basterebbe lavorare con il maremmano abruzzese. In conclusione, ritengo l’accaduto una dimostrazione di scarsa cultura ecologica, di scarso rispetto per l’ambiente e di zero rispetto per gli animali.
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