“Di uomini e bestie”, di Ana Paula Maia – Edizioni La Nuova Frontiera, pagine 128 Euro 14,50
In questo breve romanzo che si svolge in un mattatoio, Edgar è uno storditore, colui che uccide materialmente le mucche con un potente colpo di mazzetta. Edgar è preciso e sicuro. Non vuole che le mucche soffrano ed il momento più terribile è quando le guarda negli occhi. Traccia una croce sulla loro testa, quasi una sorta di benedizione, e colpisce. Lo fa per cento volte al giorno, per sei giorni alla settimana e guadagna pochi centesimi per ogni mucca ammazzata.
Ma l’autrice, Ana Paula Maia, non si limita a descriverci l’orrore di quel momento. Insieme al sangue, alla paura e ai corpi straziati dalle motoseghe ci permette di entrare completamente in un ambiente sporco, maleodorante, angusto in modo da poter arrivare a concepire davvero in che cosa consistano i bassifondi della nostra società. Non è la prima volta che scrive un romanzo del genere, in cui descrive personaggi socialmente cancellati, gli invisibili, che vengono, come lei stessa sostiene, “nessunizzati”.
Gli individui come Edgar, infatti, sono dei bruti che si occupano del lavoro sporco che nessuno vuol fare. Sono spesso ladri, assassini, rudi, violenti, emarginati, senza alcun diritto e sopravvivono solo grazie alla loro essenza di bastardi. Mai come in questo romanzo si apre quella piccolissima fessura che consente di intravedere la profonda voragine che divide chi commette il peggio e chi continua tranquillo a vivere agiatamente solo grazie a loro. Sono la base del grattacielo dello sfruttamento e, non a caso, dormono in celle vicine a quelle degli animali. Le loro urla, i loro odori, le loro voci e i loro versi si mescolano in una sorta di unico lamento indistinguibile.
Uomini e bestie inutili fuori dal mattatoio. Ma non solo, intorno ad esso ci sono altri paria: i mendicanti che cercano di ottenere i pezzi dei corpi scartati perché malati, ci sono le prostitute che vendono la loro carne in cambio di altra carne, un mondo di miserabili talmente solitari e cancellati dal nostro immaginario da rendere impossibile identificarsi con loro.
Un romanzo breve e cinico nel quale si intravede anche un disperato atto di resistenza, quando una mucca sfonda il recinto e si schianta morendo. Ma possono le mucche ribellarsi? Possono sparire tutte improvvisamente? Possono suicidarsi?
Molti, pensando di conoscere già gli orrori e le violenze legate alla questione animale, potrebbero sostenere di non aver bisogno di un romanzo del genere, ma commetterebbero certamente un errore. Proprio lo stesso di chi si limita a condannare Edgar e gli uomini come lui senza mettere in discussione proprio quelle strategie violente utilizzate dalla società per cancellarli pur continuando a utilizzarli. Lavori sporchi, ma indispensabili al normale scorrere dei nostri giorni.
Troglodita Tribe
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