PENSIERI SUL CANE E SU ALTRI ANIMALI di Roberto Marchesini
Edizioni Apeiron Collana Pensieri pagine 64 Euro 5
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Un testo breve ma estremamente denso, capace di metterci finalmente sulla vera e indispensabile strada per comprendere il cane, per avvicinarci a lui abbandonando finalmente il ruolo di padroni. Occorre partire dall’inizio sovvertendo l’idea che lo abbiamo addomesticato, che ne abbiamo rimodellato il comportamento in base alle nostre necessità, per poi riuscire a comprendere che umani e cani si sono plasmati vicendevolmente. Solo allora, quindi, ci risulterà più semplice e spontaneo intuire come il cane, accompagnandoci in tutte le avventure della storia, ha contribuito decisamente a farci diventare quello che siamo.
Abituati a vederci come l’unico possibile centro del mondo, in genere siamo anche certi che tutto quello che piace a noi, debba, automaticamente, valere anche per il cane. Per esempio ci ostiniamo a profumarlo con essenze floreali, perché a noi piacciono i fiori, costringendolo, in questo modo, a rotolarsi in pozzaghere putride o in cacche maleodoranti pur di togliersi di dosso quegli odori.
Per vedere il cane, dunque, non bisogna guardare il cane, ma occorre osservare il mondo con occhi di cane. Volergli bene, poi, non significa riempire i nostri vuoti affettivi, né colmare le nostre carenze, ma interrogarci sui suoi reali bisogni. Ed il percorso indispensabile è proprio quello di uscire dai nostri pregiudizi, dalle nostre errate certezze, dalle nostre proiezioni, da quell’idea di cane come piccolino da accudire, come guardia del corpo, come soldatino che scatta sull’attenti, come bellezza che segue gli standard imposti per scoprire, ad esempio, che il cane è un individuo che si pensa come gruppo perché il gruppo è il suo corpo, e allora la sua felicità non sarà da misurarsi in relazione alle carezze o ai bocconcini, ma in relazione a quanto riuscirà a partecipare, a quanto verrà ingaggiato nelle attività significative della nostra vita in comune.
Da sempre vicino a noi ha modificato profondamente la sua vita compiendo lo sforzo maggiore di adattarsi al nostro mondo: da una vita nomade è passato ad una vita stanziale, da un ambiente essenzialmente rurale è riuscito ad adattarsi a quello metropolitano, da un mondo ricco di moltissimi animali è passato ad uno pieno di macchine e tecnologia.
Senza contare che il cane ci ricorda quanto la vita sia fatta anche di momenti di pausa, di gioco, di leccate e di ozio. Ci permette di riscoprire quella corporeità che stiamo annegando in un mondo sempre più virtuale. Ci riporta alla nostra vulnerabilità in un contesto che ci illude di essere eterni. Ci regala la preziosa energia dell’animalità e ci guida all’interno della natura.
Abbandonare il ruolo di padrone, quindi, significa creare una relazione che non sia più unilaterale, che faccia a meno finalmente di quell’amore per gli animali così antropocentrico da essere utile soltanto a celebrare il nostro ego. La fine di questo falso sentimento, allora, potrebbe permetterci di accettare i cani per quello che sono davvero, potrebbe permetterci di riconoscere e rispettare l’alterità animale, potrebbe darci la magnifica opportunità di osservare il mondo con occhi di cane praticando una vera accoglienza. E solo allora, finalmente, potremo inquadrarci come individualità precise, umani e cani, con bisogni differenti, che s’incontrano in un particolare momento della loro vita e che devono inventare tutto per comunicare, vivere, condividere.
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