Cinquanta donne in nero per una veglia funebre al monumento del “porcellino” a Firenze. Così è trascorsa la vigilia della votazione in consiglio regionale della legge “ammazzacinghiali”, una normativa che sanisce la deregulation venatoria e prevede l’uccisione di almeno 250 mila fra cinghiali e caprioli nei prossimi tre anni.
Le donne si sono raccolte attorno al popolare monumento che raffigura un cinghiale, tenendo un cero acceso in mano in segno di lutto e di protesta. L’azione si è ispirata al movimento delle Donne in nero, nato a Gerusalemme per manifestare contro l’occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gaza. Le donne sono il simbolo del disarmo e del rifiuto della violenza, essendo esse stesse vittime di discriminazione e violenza. Le donne hanno da sempre portato il lutto per la morte in guerra dei loro compagni e dei loro figli.
Come le Donne in nero, quelle riunite davanti al “porcellino” hanno testimoniato il loro dissenso rispetto alla scelta della Regione, che ha rifiutato di rispondere alle richieste di vignaioli e agricoltori cercando soluzioni non cruente e ha preferito affidarsi a squadre di uomini armati, i quali faranno altre vittime, cosicché altre madri – anche di altre specie – perderannno i loro figli.
Le donne in nero del “porcellino” non vogliono che altri figli – anche di altre specie – rimangano orfani. Vogliono gridare il loro NO alla logica della violenza. Per questo hanno manifestato il proprio lutto; per questo continueranno a battersi contro la scelta anacronistica, brutale e autoritaria della Regione Toscana.
Sono d’accordo al 100% con le donne dì nero ,loro sanno di questo mondo perverso e insano e che cercare una piccola giustizia, bisogna o mendicare o lottare