sulla legge obiettivo della Regione Toscana per la caccia agli ungulati
p.c.
Gentili giornalisti
Durante il dibattito (QUI IL VIDEO) che si è svolto presso NoiTV a Lucca, tra l’Assessore Remaschi, il presidente dell’ATC Paolo Giovannetti, il Prof. Luigi Lombardi Vallauri e Mariangela Corrieri presidente dell’associazione Gabbie Vuote di Firenze membro del CAART (Coordinamento Associazioni Animaliste Regione Toscana), si è parlato della legge obiettivo per la caccia al cinghiale che in Toscana dovrebbe durare tre anni in ogni luogo, per lo sterminio di 250.000 cinghiali (poi caprioli, daini, cervi, mufloni) attivando con la loro carne una filiera alimentare.
I favorevoli alla legge, hanno portato queste motivazioni:
- danni all’agricoltura, rimedio caccia
- incidenti stradali e sicurezza, rimedio caccia
- danni alla biodiversità causati dai cinghiali, soprattutto erbivori e frugivori, rimedio caccia
- danni all’agricoltura e rimedi incruenti
- incidenti stradali e rimedi incruenti
- danni alla biodiversità causati dal piombo delle munizioni e dal bracconaggio
- vittime umane della caccia
- cani dei cinghialai e loro maltrattamento attivo
- filiera alimentare e rischi igienico sanitari
- infrazione di Leggi italiane e Direttive europee
- allevamenti e ripopolamenti
Questi animali più grandi, più prolifici, più confidenti, fra l’altro ibridati con i maiali che li rendono per metà domestici (come il cane “lupo cecoslovacco” che vive nelle nostre case ed è un ibrido tra lupo e pastore tedesco), vengono allevati in 961 allevamenti italiani per ripopolare il territorio (censiment di alcuni anni fa).
I cinghiali/maiali semidomestici possono avvicinarsi ai giardini e alle periferie delle città perchè il loro naturale habitat (il bosco, la macchia, la foresta) è stato deframmentato con viottoli, strade e stradelle, non ristrutturato, non riforestato nonostante la legge preveda anche piani precisi di salvaguardia. L’unico piano ben articolato, dettagliato, pagine e pagine di istruzioni è quello faunistico venatorio.
Mentre importanti studiosi italiani ed europei, esperienze di cui i ricercatori riempiono le pagine dei loro testi scientifici, dichiarano che la caccia non risolve il problema della sovrappopolazione, in Toscana la caccia si considera il rimedio per eccellenza senza pensare minimamente che si torturano e massacrano vite (e non solo quelle degli ungulati, anche dei cani).
Il Governo albanese ha chiuso la caccia per due anni per far riprendere la fauna dalla “voracità degli italiani”.
Il primo è naturalmente la chiusura degli allevamenti e il divieto di ripopolamenti. L’inverno produrrà la sua selezione naturale e la “capacità portante” dell’ambiente riprenderà il suo ruolo di legge biologica. Poi Piani di miglioramento ambientale per non ostacolare il nomadismo del cinghiale, foraggiamento dissuasivo, colture a perdere nel bosco, recinzioni elettrificate, barriere gustative, olfattive, repellenti come quello recentemente messo a punto dell’Università di Agraria di Firenze che evita di recintare. L’ARSIA Toscana stessa promuove le recinzioni particellari e comprensoriali i cui risultati, dice, sono eccezionali e in alcuni casi con il totale azzeramento dei danni.
Se il motivo per uno sterminio è la popolazione di animali in sovrannumero perchè non finanziare il vaccino immunocontraccettivo studiato in Inghilterra da una biologa italiana? Risolverebbe ogni problema.
La Provincia di Varese con 38 amministrazioni, ha messo a punto un progetto che prevede la riqualificazione delle aree verdi e la loro deframmentazione eliminando gli sbarramenti invalicabili per gli animali con: sottopassi, mensole, rampe e ponti sospesi. Questo progetto ha ottenuto il plauso della Comunità europea che è tra i maggiori finanziatori.
Molte regioni e Paesi europei hanno collocato lungo le strade più pericolose: recinzioni, catarifrangenti, dissusasori ottici, marginatori con dispositivo laterale a luce riflessa, cartellonistica adeguata, ecc.
Cosa ha fatto invece la Toscana: ha pubblicato un manuale per gli studenti considerandolo, evidentemente, sufficiente.
3 – DANNI ALLA BIODIVERSITA’ “Incredibile”
Il pericolo maggiore per la biodiversità è rappresentato dalle munizioni al piombo. Ogni anno si lasciano nel terreno, nell’acqua e quindi negli animali (di conseguenza nell’uomo) 20.000 tonnellate di piombo (biologo Massimo Tettamanti). Soltanto nel 2015, dopo 9 anni dalla Direttiva europea, le munizioni al piombo sono state vietate in Toscana ma solo nelle zone umide, mentre si spara ancora con munizioni tossiche nel resto del territorio. Considerando che i cinghialai rappresentano il 50% dei cacciatori, anche il cinghiale è ben fornito di piombo. La Conferenza di Quito sulla salute e sull’ambiente ha imposto la sostituzioni totale delle munizioni tossiche nei prossimi 3 anni.
Il piombo provoca la morte per saturnismo degli uccelli, ha contrinbuito all’estinzione di 200 specie animali e messe a rischio ben 400.
Questo potente veleno è stato tolto dalla benzina, dalle vernici, dai giocattoli, dalla pesca ma non dalla caccia.
L’80% dei bracconieri è infatti cacciatore.
Il bracconaggio in Italia è stato recentemente oggetto di un Pilot (richiesta di informazioni che precede la procedura di infrazione) da parte della Commissione europea allarmata dall’alto tasso di uccisioni illegali che si verificano in Italia.
La biodiversità la difendono coloro che rispettano l’ecosistema e quindi gli animali, li considerano esseri viventi quali sono, che allevano e proteggono i loro cuccioli, esseri con sentimenti, paure, fame e sete, persone che ne hanno cura, che non alterano l’ambiente, che non uccidono, così come predica l’art. 13 del Trattato di Lisbona dell’Unione europea.
Sono dati ricavati da fonti giornalistiche e quindi molto parziali, non sono tutti ma soltanto i più gravi, quelli che si ritengono degni di notizia.
I cacciatori li definisco effetti collaterali, imponderabile sfortuna, fatalità, errori, congenito rischio della caccia…..
In questa esperienza la Toscana si colloca al secondo posto dopo la Lombardia.
5 – CANI DEI CINGHIALAI “Strumenti”
Durante la caccia, vengono gettati contro i cinghiali e subiscono ferite ad effetto iceberg (Studio dell’Università di Pisa). Gli stessi cacciatori si improvvisano veterinari seguendo le istruzioni sul web: cuciono, pinzano, reinseriscono gli organi usciti dall’alveo. Tutto senza anestesia. E quando il cane, dopo giorni e giorni di sofferenza, peggiora, il colpo di fucile conclude l’agonia. “Non potendo sostenere le spese del veterinario tutte le volte, ho provato a dare i punti da solo ma devo aver sbagliato qualcosa di fondamentale poichè la ferita non si rimarginava e alla fine si è infettata cosa che mi ha costretto ad abbattere il cane” LEGGERE QUI E QUI
Poi c’è l’addestramento.
Cuccioli di cinghiale (gli adulti “spaccherebbero” i cani) vengono introdotti nei recinti per addestrare i cani alla caccia. Inseguiti dai cani i cinghialini fuggono terrorizzati per ore fino a che soccombono impazziti di paura. Allora, tra le grida e i lamenti, i cani li assalgono e li dilaniano a morsi.
Una pratica “etica” non ancora sanzionata dalla legge.
I problemi igienico sanitari si faranno vivi in quanto non è dato sapere di cosa il cinghiale si è nutrito. Inoltre il 50% dei cinghiali europei è affetto da trichinosi e il piombo delle munizioni usate avvelena la loro carne entrando poi nella catena alimentare umana.
L’OMS ha definito l’avvelenamento da piombo “uno dei peggiori problemi ambientali del mondo”.
La COOP infatti vende carne di cinghiale catturato di provenienza statunitense e australiana perchè non considera sufficienti le garanzie igienico sanitarie per il cinghiale italiano cacciato.
La Conferenza di Quito del 2014 ha stabilito che nei prossimi 3 anni il piombo dovrà essere eliminato dalle armi così come è stato fatto per la benzina, i giocattoli, le vernici, la pesca.
Ma, insieme ai cacciatori, gli armieri italiani difendendo i loro interessi, hanno tenuto a battesimo all’Expo la filiera alimentare di fauna selvatica. Essendo la seconda industria del mondo dopo quella degli Stati Uniti e producendo l’80% delle armi per la caccia, mentre i cacciatori diminuiscono, per difendere i loro interessi sostengono l’allungamento del periodo venatorio e l’aumento degli animali da uccidere.
L’art. 117 comma s della Costituzione statuisce che solo lo Stato può legiferare per l’ecosistema (porzione di biosfera dove esseri animali e vegetali interagiscono tra loro e con l’ambiente). La Toscana per questo e anche per aver emanato una legge di durata triennale è stata già condannata dalla Corte Costituzionale.
Il Decreto del Presidente della Repubblica 10 agosto 1972 n. 967 art. 6 recita: (Gli animali introdotti nei macelli devono essere abbattuti previo stordimento con il sistema elettrico o altro metodo idoneo e quindi dissanguati, spennati o spellati o eviscerati). Il cinghiale indirizzato alla filiera non subisce tale trattamento ma morsi, ferite, fughe e terrore prima di essere ucciso.
La legge 157/92 recita: art. 12 (la fauna appartiene a colui che l’ha cacciata), art. 19 (il controllo viene esercitato di norma con metodi ecologici), art. 19.2 (i piani di abbattimento devono essere attuati da guardie provinciali ecc. ma non da cacciatori); art. 21 (divieto di trappole). Tutte attività disdegante dalla legge obiettivo.
Grazie all’art. 842 del C.C., di epoca fascista (questo sì obsoleto), il cacciatore può entrare nei fondi privati ma, in conformità dell’art. 15 della legge 157/92, deve pagare una tassa di ingresso. Questo credito rappresenta miliardi di euro non ancora reclamati se non da un piccolo gruppo di 50 cittadini veneti ai quali il risarcimento è stato riconosciuto a febbraio del 2014.
8 – ALLEVAMENTI E RIPOPOLAMENTI “La falla”
Francesco Petretti, biologo, scrive: “La falla è rappresentata dai ripopolamenti”.
Come può essere credibile una legge che sostiene l’allevamento e il ripopolamento ogni anno di decine di migliaia di quegli stessi animali che danneggiano l’agricoltura? Che si uccidono e poi si reintroducono?
In Toscana si direbbe “poggio e buca fan pari”.In conclusione, gentili signori, per eliminare i danni all’agricoltura, gli incidenti stradali, le vittime umane, la richiesta di pagamento della tassa da parte dei proprietari dei fondi, la richiesta di pagamento delle sanzioni conseguenti alle procedure di infrazione europee da parte dei consiglieri che approvano leggi ritenute illegali (come avvenuto in Veneto), il maltrattamento attivo dei cani animali d’affezione, per tutelare la biodiversità eliminando il piombo e punendo il bracconaggio, mentre si attivano i rimedi surrogati, basterebbe vietare l’allevamento e il ripopolamento. Misura madre di tutte le battaglie.Grazie per l’attenzione
Mariangela Corrieri Presidente Associazione Gabbie Vuote Onlus Firenzeinfo@gabbievuote.it www.gabbievuote.it Membro del CAART – Coordinamento Associazioni Animaliste Regione Toscana |
“La legge morale dentro di me, il cielo stellato sopra di me” I. Kant
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