Settignano – 20 Gennaio 2016 – incontro con lo scrittore Marco Vichi e presentazione del suo libro “Il coraggio del cinghialino”. Conduce Camilla Lattanzi della redazione di Restiamo Animali.
Resoconto di Sabrina Parretti
Alle ore 20,30, a piano terra della Casa del Popolo di Settignano, cena vegan da “10 e lode”: cito in particolare le deliziose polpette di patate accompagnate da salsa verde e tenerissime carote di cui tutti avrebbero voluto fare non solo il bis ma.. il tris!
Alle 22,00, si sale al piano superiore dove Camilla con Cecilia illustrano la rassegna stampa seguente al flash mob di domenica scorsa, fatto in occasione della campagna denominata “Toscana Rossa di Sangue”, indetta contro la proposta di legge sulla caccia agli ungulati dell’assessore Remaschi. L’iniziativa del flash mob ha avuto un gran seguito di articoli, sia sui giornali (Il Corriere, Corriere fiorentino) che sulla stampa on line (Ansa, Nove da Firenze, Go-News, la Gazzetta del Serchio, Gazzettino del Chianti, ecc). Il flash mob è stato postato su You Tube ed anche l’intervista a Camilla. Poi ci sono stati anche articoli in risposta da parte di agricoltori, cacciatori, assessori, con ricadute anche a livello nazionale (Il Foglio). Radio 24 ridicolizza gli animalisti e l’Unità li demolisce, invitandoli anche ad “adottare” un cinghiale. Di tale campagna si è parlato anche su alcune Tv locali. Venerdì prossimo su NoiTV c’è stata una brevissima trasmissione sull’argomento cui erano presenti il Prof. Luigi Lombardi Vallauri e Mariangela Corrieri di Gabbievuote. Venerdì prossimo ce ne sarà un’altra dove, oltre loro, sono stati invitati anche personaggi favorevoli alla proposta di legge.
Si passa poi al secondo argomento della serata. Interviene Camilla che presenta lo scrittore fiorentino Marco Vichi che ha scritto questo piccolo, delizioso libro “Il coraggio del cinghialino”, fiaba per tutte le età.
Per prima cosa Camilla chiede a Marco perchè ha deciso di scrivere questa fiaba, se è dovuto a qualche episodio della sua vita personale.
Marco inizia l’intervista con una battuta: dice che del mondo della caccia gli piacciono solo i pantaloni caldi, come quelli che indossa stasera! Riferisce poi che scrive per la casa editrice “Guanda” sin dal 1999. Aveva avuto precedente esperienza di fiabe per bambini (La notte delle statue), gli piace scrivere per loro, ama “rischiare il territorio dei bambini” cioè riuscire a suscitare il loro interesse nella lettura. Lui vive in campagna, con un cane. La storia è partita da questo e poi si è sviluppata via, via. Ne sono state dette tante su questa fiaba: chi ci ha visto un riferimento, chi un altro. In realtà chi scrive è l’ultimo a sapere cosa ci troveranno gli altri. Lui ha semplicemente messo nella storia il suo tempo, lo scenario del mondo dove vive: una casa poco fuori da Impruneta e il bosco nel quale vede spesso i cinghiali.
Camilla dice che aveva intenzione di chiedergli se ha un cane ma Marco ha già anticipato questa notizia e ne mostra la sua foto sul cellulare a Camilla che gli chiede allora che rapporto ha con il suo cane. Marco riferisce che il suo era l’ultimo di una cucciolata, il più piccolino, un pò il “brutto anatroccolo” ma che crescendo invece è molto migliorato. Camilla continua dicendo che nella storia, oltre al cane e i cinghiali, ci sono altri personaggi: il cacciatore e sua moglie, una donna che vorrebbe un rapporto diverso da quello del marito cacciatore con i cinghiali. Infatti, conferma Marco, la figura della moglie del cacciatore gli è venuta dopo aver letto “La strega” di J. Michelet, dove la donna lancia un segnale di rinnovamento, lancia nuove idee che l’uomo poi raccoglie. La donna è più coraggiosa nel cambiamento.
Camilla pensa che questa sia una questione di “potere” (detenuto dagli uomini) ma spera che i confini fra i due atteggiamenti uomo-donna non siano poi così rigidi. Introduce poi un’altra tematica del libro: l’amicizia. Ci sono tantissimi libri per ragazzi che parlano dell’amicizia.
Marco conferma che si parla dell’amicizia che attraversa mille pericoli e infine vince. Il libro ha un finale lieto ma ci sono alcuni passaggi un pò tristi; riferisce della figlia di un suo amico, una bambina di 7 anni, che già alle prime pagine era scoppiata a piangere.
Camilla gli chiede se in questo tema dell’amicizia c’ è qualcosa di autobiografico. Marco spiega che nei suoi libri non c’è niente di preordinato, lo scopre lui stesso scrivendo; non gli piace l’approccio “tecnico”; il motore delle sue storie sono la curiosità e la scoperta. Ritiene più emozionante scrivere così. Camilla allora modifica la precedente domanda e gli chiede se, rileggendo le sue pagine, scritte in questo suo modo quasi “rabdomantico”, trova qualcosa di autobiografico nell’amicizia.
Marco riferisce che i valori del libro sono quelli che ha vissuto nella sua famiglia, derivano dal modo di essere di suo padre e di sua madre. L’educazione della famiglia è data dai comportamenti dei genitori, non dalle parole.
Camilla passa poi all’altro tema interessante del libro che si trova nella parte finale. Senza voler svelare troppo della storia (per chi ancora non l’ha letto) dice che la scelta del protagonista è una scelta di libertà, verso una vita scomoda, insicura e selvatica. E questo ritiene che sia il senso del libro. Gli chiede se anche lui sente di vivere in sè stesso questa scelta.
Marco inizia dicendo che il suo percorso nella scrittura è stato lungo: 19 anni da quando ha deciso di mettersi a scrivere a quando ha cominciato a pubblicare e che, dopo la famiglia d’origine, uno la “famiglia” se la sceglie: è quella fatta dalle persone che ritieni amiche e affini e, anche in solitudine, diventa “tua famiglia” vivere le cose che ami fare.
A questo punto Camilla ha esaurito le sue domande e invita il pubblico a fare le sue, non senza aver prima chiesto un’ultima cosa a Marco: come si sceglie di fare lo scrittore?
Marco racconta che non è stata una scelta. Racconta che verso gli 8 anni chiese a suo padre di dargli da leggere un libro da adulti. Il padre gli dette “Il mago” di Edgar Wallace, un libro che lo affascinò talmente tanto che volle andare subito a comprare un quadernino perchè dopo di quello “voleva fare lo scrittore”. In seguito, continuò a scrivere per placare i momenti neri dell’adolescenza. Riteneva impossibile fare lo scrittore ma continuava a “giocare” con la scrittura. Finchè a 42 anni pubblicò il suo primo romanzo che ebbe subito successo e da lì cominciò la sua “avventura” di scrittore, in un periodo in cui era ricominciato l’interesse degli editori per gli scrittori italiani. Passò quindi dal primo editore Salani a Guanda, la casa editrice per cui scrive adesso.
In sala stasera c’è il consigliere di minoranza Tommaso Fattori il quale interviene in merito alle prospettive della proposta di legge Remaschi. La giunta regionale è decisa ad adottarla ma la mobilitazione degli animalisti ha creato molto scontento in Regione. La battaglia interna al Consiglio regionale non basta, occorre il supporto esterno. I consiglieri contrari alla legge stanno cercando contatti con il mondo ambientalista per poter cambiare parti consistenti delle proposta stessa. Da ora alla prossime settimane inizia la battaglia in Regione. Dopo il dibattito sulla sanità, questo sarà il prossimo tema importante. Conclude dicendo che ritiene belle le modalità della protesta: il flash mob incuriosisce la gente e serate come questa, sono molto coinvolgenti, con i molteplici aspetti che presentano (cena, dibattito, letteratura, tema della caccia).
Interviene il Prof. Luigi Lombardi Vallauri chiedendo che probabilità ci sono di un voto segreto sulla proposta di legge.
Cons. Tommasi teme che siano molto basse, finora (da quando lui è in consiglio) non hanno mai espresso un voto segreto. Si impegna a studiare meglio il regolamento per verificare se c’è questa possibilità, che lascerebbe senza dubbio più libertà ai consiglieri di esprimere un voto contrario, senza conseguenti contestazioni. Continua dicendo che viene fatto un uso “scandalistico” dell’informazione: si parla di presunte morti sulle strade causate dagli ungulati anzichè parlare delle morti dovute alla caccia. C’è un vero ribaltamento della realtà, a favore delle lobby della caccia e delle armi, che hanno un giro economico fortissimo.
Dal pubblico Marta Torcini chiede a Marco Vichi la relazione che c’è tra il personaggio del commissario Bordelli, che lei apprezza moltissimo, e lo scrittore. Marco Vichi risponde che ha scritto quel libro tre anni dopo la morte di suo padre e indubbiamente in quel personaggio c’è una parte di lui.
Lorenzo Guadagnucci chiede a Marco che idea si è fatto dei cinghiali perchè su tali animali c’è un vero pregiudizio.
Marco risponde che in tutte le cose il difficile è conciliare il proprio interesse con quello degli altri. Anche in questo caso deve essere fatto un piccolo sforzo. Deve essere superato il principio della discriminazione e in questo senso il cinghiale è un animale davvero discriminato.
Mariangela Corrieri (ass. Gabbievuote) chiede: se la legge glielo permetterà e se l’etica non ha presa sulle persone, a cosa ci dobbiamo attaccare poi per difendere i cinghiali? Marco ritiene che vadano individuate le cause e i colpevoli del proliferare dei cinghiali; ci sono a partire dagli anni ’80: chi ce li ha messi?
Dal pubblico interviene una signora appartenente alla Lipu dicendo che è stato dimostrato dall’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che l’immissione è dovuta ai cacciatori ma c’è un uso strumentalizzato delle informazioni.
Dal pubblico interviene poi Andrea Panerini (Chiesa Evangelica di Firenze) chiedendo a Marco se, vista l’imminente riconversione del Corpo Forestale dello Stato, pensa di inserire la figura di un forestale in uno dei suoi libri.
Il discorso slitta poi sul difficile salvataggio degli animali selvatici, sia per la loro natura che per mancanza di personale e di strutture idonee. A tal proposito Marta Torcini riferisce che c’è una proposta di recuperare una parte del parco di S.Salvi da adibire a tale scopo.
L’incontro ha quindi termine alle ore 23,50.
C’è tanto amaro in bocca nel leggere il racconto di questa serata dopo l’approvazione della legge sterminio in Consiglio Regionale. Sicuramente niente passa invano e questa serata sarà servita e servirà in futuro a far cambiare opinione su cinghiali, caccia, ambiente e soprattutto politici. Bisogna avere la memoria lunga almeno 5 anni: quando chiederanno il voto, risponderemo con l’elenco delle vittime umane e non umane delle loro deliberate malefatte.