La Toscana dichiara guerra agli animali
Non c’è pace in Toscana per gli animali. Guerra e terrore per cinghiali, daini, caprioli, mufloni, cervi, colombi, volpi che a centinaia di migliaia verranno uccisi al di fuori del periodo convenzionale della caccia per tre anni consecutivi (2016/2018). Le motivazioni sono tante: dai danni all’agricoltura, alla perdita di biodiversità, all’assalto ai pollai, agli allevamenti, alle colture pregiate, ai vigneti, agli automobilisti, ai ciclisti… Chi più ne ha più ne metta!
Quindi, per l’ennesima volta protestiamo contro la recente delibera n. 1013 del 17 ottobre emessa dalla Giunta regionale toscana per la dichiarazione di guerra alle volpi.
Non soltanto di giorno con trappole, esche olfattive e attrattive e, naturalmente, i fucili ma anche di notte con l’illuminazione dei fari e dall’auto (vietato dall’art. 21 comma 1i legge 157/92 e recente sentenza di condanna), comodamente seduti in poltrona, sfidando quali augusti e coraggiosi gentlemen, la proverbiale furbizia dell’animale.
Gli indefessi amministratori regionali, senza un reale censimento, ignorando l’obbligo dei metodi ecologici (art.19 della legge 157/92), violando l’art. 117 della Costituzione che pretende sia lo Stato a legiferare sull’ecosistema, indifferenti alle numerose sentenze della Corte Costituzionale che hanno condannato la Toscana per l’estensione della caccia oltre il periodo consentito (art. 18 comma 2 della legge 157/92), tutto ciò sapendo bene che, nonostante l’Italia sia ai primi posti della corruzione in Europa, attraverseranno in silenzio il tunnel sotterraneo dell’impunità.
E le vittime umane definite effetti collaterali?
E le cartucce rifiuti speciali non raccolti?
E il bracconaggio che impegna l’80% dei cacciatori?
E l’avvelenamento da piombo che secondo il trattato firmato a Quito dovrebbe essere eliminato entro il 2017?
E il contributo ai proprietari terrieri che non viene corrisposto?
E l’art. 842 del C.C. che rende la legge non uguale per tutti nonostante le sempre solenni dichiarazioni?
Tanti perché senza risposta.
Ma su cosa si fonda tanta violenza?
Non certo sui danni che la volpe può causare agli allevamenti di animali da cortile (accettiamo le gabbie di batteria per le galline ovaiole, i capannoni, gli allevamenti intensivi di animali e non sappiamo recintare i pollai?) ma perché predano i fagiani e le lepri destinate ai cacciatori, animali che vengono chiamati appunto, “specie di interesse cinegetico”. Basta leggere il Piano di controllo. Non certo sulla distruzione della biodiversità per la quale hanno già pensato bene i cacciatori importando cinghiali dall’est Europa, minilepri dal nord America, trasferendo mufloni dalla Sardegna (che non sono arrivati a nuoto nel continente), ecc.ecc. Si uccidono gli animali soltanto per esaudire una passione: la caccia; incrementare un’industria: le armi; conservare un potere: il consenso elettorale.
In una parola, la caccia alla volpe viene avviata allo scopo di impedire che questo animale, timido e solitario, possa predare per vivere ciò che i cacciatori pretendono sia di loro esclusiva proprietà. Tant’è che tra le motivazioni del piano di controllo c’è quello della “riduzione dell’impatto predatorio su avifauna nidificante a terra (cacciabile e non) e su mammiferi selvatici“. Ma tale è l’ignoranza scientifica di chi si esprime in tal modo, da far pensare a una volpe mangiatrice di ghiande, trasformata per modificazione genetica, in animale erbivoro.
Quindi, come dichiara il Piano in questione, la caccia alla volpe è finalizzata a “dare risoluzione ai problemi di predazione su fauna selvatica e su animali domestici di bassa corte e attività zootecniche“, per “diminuire l’impatto causato dalla predazione della volpe nelle aree destinate alla riproduzione naturale della fauna selvatica soprattutto in zone di ripopolamento e cattura“, perché “la specie viene ancora comunemente considerata dai cacciatori come uno dei maggiori responsabili della carenza di fauna cacciabile” , quindi “ai fini della salvaguardia delle popolazioni di galliformi e lagomorfi” ovvvero fagiani e lepri.
Poi, ciliegina sulla torta: “sia la letteratura scientifica che l’esperienza naturale inducono a concentrare la caccia anche in periodo primaverile in quanto è molto maggiore la necessità calorica e proteica per nutrire le cucciolate“. Il grande cuore, rivolto alla tutela della biodiversità e dell’equilibrio ecologico dei “tutori” della natura, si rivela ampiamente in tutte queste definizioni. Perfino i cuccioli inermi vengono ammazzati con una caccia in tana sommamente cruenta, per non dire agghiacciante e brutale, così come descritta dal nobile Piano che però si contraddice in quanto “concentra l’abbattimento com’è ovvio sui cuccioli e ciò appare, tutto sommato, abbastanza inutile trattandosi di specie con elevata mortalità giovanile”.
Chi sa leggere capisce il significato delle parole e delle intenzioni mentre noi cittadini rispettosi di ogni vita e dello Stato di Diritto su cui si basa la nostra civiltà, combatteremo con ogni strumento legale per opporci a tanta sanguinaria, vile violenza contro animali innocenti, strumenti, cose, denaro, voti di chi questo Stato di Diritto non rispetta.
Anche se qualcuno le getterà, arrogantemente e ignorantemente nel cestino, concludiamo con le parole di Lev Tolstoi: “Nella caccia non vedo che un atto inumano e sanguinario, degno solamente di selvaggi e di uomini che conducono una vita senza coscienza, che non si armonizza con la civiltà e col grado di sviluppo morale a cui noi ci crediamo arrivati”.
Mariangela Corrieri Presidente Associazione Gabbie Vuote Onlus Firenze |
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