«Ciao, vecchio amico, splendido ventenne», Alice
Nella notte fra il 28 e il 29 maggio Pepé si è incamminato verso un’altra dimensione.
Aveva vent’anni ed era vissuto per poco a Bari, lungamente a Parma: sin da cucciolo, sempre con Alice, la più cara tra gli umani. Era un bel soriano, grigio tigrato con strisce bianche, dai grandi occhi verdi e di stazza notevole, così ingordo da essere quasi obeso.
Era un gatto di carattere, che si faceva rispettare da umani e non umani. Da giovane usava una tecnica quasi non–violenta per allontanare dal cortile i gatti molesti: gli bastava saltar loro addosso e ricoprirli con tutto il peso della sua mole.
Nella prima giovinezza era stato anche un gatto prolifico. Della sua prole sopravvive il diciottenne Camille, uno dei miei cinque compagni felini: dignitoso e altero quanto il padre, come lui nasconde una certa propensione a prendersi cura dei più piccoli.
Aveva davvero sette vite, Pepé. Ancora in tenera età, era sopravvissuto alla caduta da un terzo piano. E, più che vegliardo, quando ormai sembrava moribondo, era come risorto miracolosamente: forse aveva percepito che Alice portava in grembo Amina.
Dopo che la piccola è nata, per più di un anno ha potuto proteggerla, dormirle accanto, tallonarla nei suoi gattonamenti. Se esiste un’altra dimensione, Pepé è lì a seguirne la crescita e a proteggerla ancora, con i suoi poteri speciali.
Annamaria Rivera
“Ai Gatti riesce senza fatica ciò che resta negato all’essere umano: attraversare la vita senza fare rumore” (Ernest Hemingwai)
aggiungo io: ti stupiscono ogni giorno, sentono tutto, è vero, la nostra gioia, il nostro dolore, quel sesto senso che ‘noi’ abbiamo perduto…
ci rivedremo tutti nell’altra dimensione, io ci credo.