“Nessun munga… Te pure, o Principessa, nella tua fredda stalla…”
Firenze, 6 febbraio 2015, piazza della Repubblica: mucche in piazza per la manifestazione di Coldiretti.
Chissà che paura si prenderanno, le miti mucche dagli occhi grandi e timidi, a salire su quei famigerati camioncini che abitualmente le portano ai macelli; il tour questa volta prevede, invece, l’arrivo in piazza della Repubblica a Firenze. Ma non sarà che un solo respiro di sollievo. Le mucche saranno adunate in piazza per attirare l’attenzione sulla mancata produzione di latte toscano a favore di latte importato, loro che sono le prime vittime di un commercio crudele e letale per loro, ma anche sbagliato per l’uomo e l’ambiente.
Le mucche vengono munte finché sono giovani, per non più di due o tre anni e poi macellate. Non hanno una vita, hanno solo un’attesa della morte. Per far loro produrre il latte vengono ingravidate di continuo, artificialmente, e il latte che dovrebbe andare ai vitellini, ma viene loro impedito di berlo, o allontanandoli o mettendogli al naso un anello munito di aculei in modo che le madri ferite si discostino.
Inoltre i valori nutrizionali del latte vaccino sono tali da far crescere un vitellino in poco più di un anno da 20 kg circa a qualche quintale; è anche per questo che si dice sempre più spesso che il latte di origine animale non è adatto all’uomo e neppure ai bambini, che poi saranno soggetti, come viene confermato dalle statistiche, a obesità e diabete infantile.
Il prezzo che le mucche e gli altri animali pagano per far mettere sulle tavole degli umani il latte e il formaggio, è sofferenza indicibile e morte di questi bellissimi esseri viventi, vegetariani, che hanno solo bisogno di un prato per essere felici. E tutto questo per darci alimenti che allo stato attuale delle ricerche oncologiche non possiamo più definire salutari (leggere qui).
Alla manifestazione parteciperà il primo cittadino di Firenze Dario Nardella: non è un gran gesto di comunicazione per un politico farsi sorprendere a “mungere” pubblicamente, se si pensa quanto nel vocabolario della lingua italiana questo verbo sia associato a “spremere senza ritegno”. Sarebbe invece una bella sfida per un sindaco del terzo millennio cercare di unire tutte le istanze presenti in piazza, mucche comprese, per fare in modo che ci siano sempre meno esseri viventi spremuti e meno latte, meno macellazioni e sfruttamento di animali. Animali che, molto simili a noi, anelano a vivere e riescono a creare tra loro rapporti d’affetto pur nella penombra di stalle che sembrano lager.
Un allevamento si può riconvertire, ci sono mille di cose che si possono fare nella campagna toscana per lavorare e vivere bene, senza che questo implichi la pratica dell’allevamento per ottenere latte e carni. Ogni giorno nascono ostelli, B&B, strutture ricettive a impronta vegana e il mercato dei cereali e legumi di alta qualità è in crescita, anche di quelli ormai considerati scomparsi come la cicerchia e la raveja, che se biologiche vengono pagate a peso d’oro.
La società americana ha fatto un enorme salto di qualità da quando i neri hanno gli stessi diritti dei bianchi, perché l’improvvisa mancanza di schiavi ha dato un impulso enorme al progresso industriale e non solo. Pensare di vivere senza porre in schiavitù gli animali può darci quella speranza di cambiamento sociale profondo e di progresso dei costumi che ancora non riesce ad avvenire.
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