Settignano – 1° Novembre 2015 – presentazione del libro “Corpi che non contano” – a cura di Massimo Filippi e Marco Reggio (Judith Butler e gli animali – con un’intervista alla stessa e saggi di Massimo Filippi, Richard Iveson, Marco Reggio, James Stanescu e Federico Zappino). Conduce Lorenzo Guadagnucci della trasmissione Restiamo Animali.
Resoconto di Sabrina Parretti
Alle ore 18,30 circa inizia l’incontro. Introduce l’argomento Lorenzo Guadagnucci della redazione di “Restiamo Animali” che presenta Massimo Filippi, che è già stato ospite in questi locali, alcuni mesi fa, per la presentazione di Crimini in tempo di pace. Il libro che viene presentato stasera “Corpi che non contano” è stato scritto con Marco Reggio, ospita vari scritti di altri autori ed un’intervista con Judith Butler, una filosofa che non si è mai occupata direttamente di animali. Lorenzo chiede a Massimo di parlarci di lei.
Interviene Massimo che innanzitutto ringrazia i presenti. Judith Butler è una filosofa americana interpellata dagli autori che, nella sua teoria, ha sviluppato alcuni elementi che potrebbero essere esportati alla tematica animalista. É una persona molto famosa che ha ricevuto anche premi importanti. Sia la filosofa, sia il suo traduttore, Federico Zappino, hanno risposto positivamente e con disponibilità all’intervista degli autori. Il pensiero della filosofa si incentra principalmente su due aspetti
Il primo è la “decostruzione del concetto di genere“, cioè: non si nasce maschio o femmina ma lo si diventa. Esistono “processi performativi” che possono modificare la realtà e questo accade anche quando si viene definiti “maschio” o “femmina”. Nell’uno e nell’altro caso, ci sono tutta una serie di norme (gli abiti, gli ambienti) che creano una soggettività maschile o femminile. Gli autori si sono domandanti se questo concetto di “performatività” non sia applicabile anche alla specie, se cioè viviamo in un sistema che ci “addestra” ad essere umani.
Il secondo punto del pensiero della Butler è costituito dal concetto di “precarietà” della vita, sviluppatosi dopo l’11 settembre 2001 ed i tragici attacchi alle Torri Gemelle. Un Paese che fino ad allora non aveva pensato di ospitare vite precarie, d’improvviso si scopriva anch’esso precario e vulnerabile. Resta comunque il fatto che la vulnerabilità è distribuita in modo diseguale: e la vita degna di essere vissuta, quella degna di essere compianta al momento della morte, non vale per tutti i corpi. Quindi anche la distribuzione del lutto è asimmetrica. In animalismo questi concetti sono fondamentali. Butler si pone questi interrogativi: che cosa è “umano” e cosa è “degno di lutto”. Le vite che “non contano” sono di fatto vite “non umane”, detto altrimenti: animali.
Lorenzo, a proposito di “vite degne di lutto”, ricorda che le morti di tanti malati di Aids diventarono un atto “politico” quando i loro familiari, anzichè piangerli di nascosto, elaborarono la loro morte in modo collettivo. Questo concetto di lutto negato può essere trasferito sul piano “animale”, come indicato da Stanescu.
Massimo afferma che ci viene insegnato che il lutto è una questione personale, privata, con tempi precisi di elaborazione e che ci sono persone verso cui può essere rivolto ed altre no. Judith Butler ritiene che il lutto, se portato fuori dalle mura domestiche, diventa un atto politico, come avvenne negli anni ’80 quando le ceneri dei morti di Aids furono sparse dai loro familiari sui prati della Casa Bianca. Tuttò ciò si può estendere anche alla “questione animale” : dobbiamo portare il nostro dolore all’esterno. In questo abbiamo una doppia difficoltà: la prima per l’enorme quantità di morti di animali “non umani” e la seconda perchè rivolto ad individui che non conosciamo.
Lorenzo chiede come ha reagito Judith Butler a queste teorie. Gli chiede di parlare della “sensualita” della vita, come espresso da Butler.
Massimo risponde citando il filosofo francese Lèvinas, quando a proposito di “volto” gli chiesero: il serpente ha un volto? Così gli autori hanno chiesto a Butler “la vita degna di lutto vale solo per gli umani o anche per gli animali?”. Di seguito legge la risposta data dalla Butler: “Gli animali sono esseri sensuali, la cui sofferenza ed esistenza sono percepibili attraverso il suono e il movimento, gli animali, pertanto, possono – e di fatto lo fanno – esprimere una medesima (del volto) proibizione a uccidere” (cioe il loro non voler essere uccisi). Gli animali sono esseri “sensuali” in quanto portatori di desideri. Questo concetto viene “esportato” agli animali dal mondo degli umani marginalizzati e questo è stato il momento più importante dell’intervista.
Lorenzo ricorda che Butler, in un altro suo libro, aveva fatto accenni banali sugli animali; chiede a Massimo come si spiega questo cambiamento di atteggiamento.
Massimo precisa che quel libro era stato scritto 10 anni prima, probabilmente anche il pensiero della Butler nel frattempo si è modificato.
Presenta poi un “Manifesto queer vegan” della Casa editrice “Ortica”.
Viene chiesto se ci sono domande da parte del pubblico.
Una persona chiede: “perchè i grandi filosofi della storia non sono mai riusciti ad affrontare la questione animale?”
Massimo conferma che è rarissimo trovare filosofi che se ne sono occupati in maniera diretta e con un taglio liberazionista. Cita qualche nome che lo ha fatto: Plutarco, Pitagora, Montaigne, alcune parti del pensiero di Nietzsche, Spinoza, ma fanno parte di una corrente minoritaria. Anche i filosofi sono figli del loro tempo e ne riflettono lo spirito.
Lorenzo chiede in merito alla domanda posta a Butler circa la città di Gaza, luogo di vita assai precaria; chiede conferma che la risposta della Butler non sia stata quella che gli autori si aspettavano.
Massimo riferisce che Butler è di origini ebraiche e che ha preso posizione a favore dei palestinesi. Per questo è stata anche definita “nazista” e questo per un ebreo è il colmo! La domanda che le hanno fatto è stata: ” Gaza è un mattatoio?” Lei ha risposto: “No, non lo è” e con questa risposta voleva dire di non equiparare in modo assoluto certe condizioni umane a quelle degli animali altrimenti entrambe la situazioni vengono de-storicizzate e, con questo, in qualche modo negate.
Lorenzo chiede che contributo potrà portare il pensiero di Butler all‘antispecismo.
Massimo risponde che attendiamo di vedere se svilupperà queste “provocazioni”, se le cose si muoveranno . Un antispecismo maturo dovrà essere politico e dovrà andare a toccare le strutture di dominio e il sistema di potere.
Lorenzo chiede cosa si può fare per cambiare le cose, quali sono le cose che non vengono fatte e che dovrebbero essere fatte?
Massimo risponde che adesso stiamo assistendo ad un imponente fenomeno di “veg washing”, ci stiamo facendo “rubare” il termine “vegano” ormai usato ovunque in modo indiscriminato.
L’incontro termina alle ore 20,30.
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