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Il meno che si possa dire di Laudato si’ è: sorprendente. Papa Francesco ha scritto un’enciclica che affronta la questione ecologica del nostro tempo con toni risoluti e notevole competenza.
Ha infatti suscitato reazioni forti: l’enciclica è stata accolta con fastidio, a volte con rabbia, da gran parte degli opinionisti che vanno per la maggiore. Qualcuno l’ha definita “l’enciclica no global”, con intenti spregiativi; altri, più cauti di fronte al particolare pulpito, hanno provato a contraddire il papa per la sua radicale critica al capitalismo finanziaria, sottolinenando soprattutto un aspetto, cioè che il modello neoliberale, dominante da un trentennio, ha liberato dalla povertà milioni di persone.
Un’obiezione cui Francesco in verità risponde nelle pagine iniziali della sua enciclica, quando evidenzia due aspetti: uno, che la crescita dei redditi e dei consumi di 8-900 milioni di persone nel mondo nell’ultimo trentennio è stata pagata da una crescita drammatica delle diseguaglianze; due, che l’emancipazione della povertà attraverso l’espansione del modello consumistico occidentale non ha futuro e sta anzi portando il pianeta al disastro.
E’ questo il è punto più forte dell’enciclica, il meno accettato, perché è il più rimosso nella cultura politica oggi prevalente. Laudato si’ parla un linguaggio molto chiaro e non esista a indicare il nodo politico del momento: la sottomissione della politica, quindi della democrazia, e dell’economia reale allo strapotere della finanza intenzionale.
Papa Francesco, già in passato, ha parlato di economia che uccide; stavolta propone una lettura d’insieme che fa tesoro di esperienze ed elaborazioni disponibili da tempo ma relegate ai margini del discorso pubblico.
Il papa parla di ecologia integrale, definisce il clima come bene comune, sostiene che la questione ecologica non è separabile della questione sociale. Indica alcuni snodi critici come l’accesso all’acqua e alle terre coltivabili, sequestrati dalle aziende multinazionali che controllano l’agricoltura e la produzione di cibo; critica gli ogm come veicolo di dominio sui contadini; critica con forza quello che definisce “paradigma tecnocratico dominante”.
Demolisce “l’idea di una crescita infinita e illimitata, che ha tanto entusiasmato gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia. Ciò suppone la menzogna – dice ancora – circa la disponibilità infinita dei beni del pianeta che conduce a spremerlo fino al limite e oltre il limite”. E così via.
Viviamo da trent’anno sotto il dominio del pensiero unico neoliberale, che ha colonizzato le università, i media, le aule parlamentari; solo i movimenti sociali e alcune forze politiche in aree periferiche del pianeta hanno coltivato un punto di vista alternativo, cui si aggiunge ora la voce del papa, con il suo particolare peso specifico.
E’ una crepa nel muro dell’ideologia neoliberale che ha irritato i sacerdoti dell’ortodossia, economisti e giornalisti in particolare. Il tempo dirà se ci saranno effetti pratici, se Laudato si’ riuscirà a rafforzare chi già si batte per un cambiamento radicale dello status quo e un’uscita della dittatura dei mercati. Molto dipenderà anche dalla capacità di fare tesoro di questo documento, a suo modo rivoluzionario.
Laudato si’ è un documento complesso, affronta anche il tema dell’impoverimento delle democrazie, mette in discussione alcuni punti fermi della chiesa cattolica (ad esempio sulle questioni demografiche) e va letto con attenzione. Mostra una notevole cultura ambientalista e anche alcune evidenti lacune.
Le più vistose riguardano proprio la questione animale. Francesco, in vari passaggi, critica l’eccesso di antropocentrico della cultura moderna, ma sfiora appena la sofferenza e l’olocausto degli animali, citati qualche volta nell’enciclica in modo del tutto convenzionale.
Il papa poteva, nei passaggi in cui indica il pianeta come casa comune, proporre uno sguardo nuovo sugli animali, ed è invece rimasto imprigionato nella visione tradizionale della chiesa cattolica. Sotto questo profilo, l’enciclica è una delusione, e infatti il mondo animalista e antispcista sembra propenso a liquidarla con un “nulla di nuovo per noi”.
E’ possibile però un’altra lettura, a partire dalla considerizone che la prospettiva antispecista stenta ancora ad affermarsi nella cultura e in politica e ha quindi bisogno di rafforzarsi e costruite alleanze. E’ questo il tempo dell’impegno. Sotto questo punto di vista Laudato si’ può essere considerata come un’apertura a una visione critica dell’esistente, a un radicale cambio di paradigma nel modo di concepire lo sviluppo, l’economia, la società, il futuro.
Quindi come l’avvio – e non la chiusura – di un discorso; l’inizio di una lotta civile, culturale e politica e non come un testo fine a se stesso, da sottoporre semplicemente a un giudizio.
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