Approfondimenti

Il Festival vegetariano di Gorizia; il filosofo degli animali; la visione di Melanie Joy / Tre articoli

Dal Quotidiano Nazionale (Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno), tre articoli dedicati a Melanie Joy, il Festival vegetariano di Gorizia e un’analisi di Luigi Lombardi Vallauri.

IL POPOLO VEG: 9,1% DEGLI ITALIANI

Dall’inviato Lorenzo Guadagnucci

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GORIZIA – La piccola nemesi della città di Gorizia è in una frase di Lev Tolstoij proiettata su uno schermo durante il Festival vegetariano: “Finché ci saranno mattatoi, ci saranno campi di battaglia”. Un secolo fa nelle vicine trincee del Carso i fanti intonavano – nonostante i divieti – la piu’ famosa delle canzoni antimilitariste: “Gorizia tu sia maledetta…” Ora dal palco protetto da un tendone issato accanto al Castello, arrivano parole meno drammatiche, ma altrettanto incisive. E’ un messaggio di nonviolenza. E di critica sociale. Lo dice bene Melanie Joy, stella del movimento vegan internazionale, docente di psicologia sociale a Boston: “Ogni anno si uccidono 64 miliardi di animali solo per produrre cibo. Ma il movimento di liberazione animale è in crescita ovunque, dagli Stati Uniti all’Europa. Ed è un movimento per la giustizia sociale. Chi si batte per la democrazia e per l’uguaglianza non otterrà niente, finché sarà tollerata questa enorme ingiustizia”.

In Italia, secondo la ricerca commissionata dall’Osservatorio Waste Watcher della società Last Minute Market, il “popolo veg” (vegetariani più vegani) comprende ormai il 9,1% della popolazione, quindi oltre 5 milioni di persone. Commenta Andrea Segré, fondatore di Last Minute Market: “E’ una nicchia molto numerosa. Chi sono? Persone che fanno scelte etiche, di rispetto per gli animali. E consumatori consapevoli, perché la zootecnia è fra i maggiori fattori di inquinamento nelle società industriali”. Aggiunge Segré, con sguardo da ambientalista: “Cresce il popolo veg e aumentano i consumi di prodotti biologici. Sono segnali di cambiamento, molto importanti in un’epoca di crisi qual è la nostra. Sappiamo che la scelta vegetariana comporta una modifica profonda delle produzioni. Anche le imprese dovrebbero stare attente a questo fenomeno”.

A osservare chi passa nelle viuzze di Gorizia Castello, fra pizze vegane, ragù di soia, gelati “cruelty free”, si percepisce la normalità d’essere “veg”. Fra i banchi sfila gente comune, la stessa che di ferma sotto il palco per ascoltare la Joy o lo psicanalista Luigi Zoja, che ricorda la figura di San Francesco, il primo animalista della nostra tradizione. L’immagine del vegetariano (o vegano) come figura ascetica, che si costringe a rinunce e grandi fatiche per tenere fede a un “voto”, è più che superata. Una delle stelle del Festival, per dire, è Simone Salvini, già capo chef al titolatissimo Joia di Milano (primo ristorante vegetariano in Europa con stella Michelin), oggi titolare di un’Accademia di cucina che lui definisce “naturale”. Insegna ai cuochi ad usare esclusivamente prodotti d’origine vegetale. Ed è alta cucina. Il futuro è suo.

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IL FILOSOFO DEGLI ANIMALI: “SEI MOTIVI PER NON MANGIARE CARNE”

Un tempo Luigi Lombardi Vallauri stupiva i suoi studenti ai corsi di Filosofia del diritto parlando di diritti animali. “Molti si sentivano spiazzati. All’inizio non c’era fra loro nemmeno un vegetariano…” Oggi molto è cambiato. Il professore, dopo anni da pioniere quasi solitario, è il curatore con Silvana Castignone di un monumentale volume su “La questione animale”, uscito nel 2012 nell’ambito del Trattato di biodiritto. E nella società crescono l’animalismo, gli stili di vita “cruelty free”, senza violenza.

vallauriProfessore, non sarà una moda?

“Guardi, io forse sono capace di dire che cosa bisognerebbe fare, ma mi fermo lì.  Non so per quale motivo poi  ciò che è giusto avvenga o meno. L’attenzione per gli animali e la scelta vegetariana e vegana stanno indubbiamente crescendo e in questo caso ciò che è giusto e ciò che accade tendono a coincidere, ma non so spiegare perché la gente si sia convinta. Posso però dire quali sono le buone ragioni del veganismo. Ne ho fatto un foglietto: sono sei motivi”.

Qual è il principale?

“E’ di natura etica. Gli animali sono esseri senzienti, capaci di dolore, sono soggetti di una vita.  E’ l’animalismo animalista. Poi c’è l’animalismo che definisco umanista: la violenza sugli animali disonora gli umani. E infine l’animalismo spirituale: in tutte le tradizioni filosofiche la crescita culturale passa attraverso un decremento della violenza. Gli altri motivi riguardano l’economia, la giustizia sociale, la salute, la natura, il gusto. Ma quello decisivo, Kant direbbe categorico, è il motivo etico”.

E in campo filosofo che succede? Anche lì è arrivata la sensibilità animalista e vegan?

“Assolutamente sì. Direi addirittura che questa prospettiva ha guadagnato più terreno in ambito filosofico e giuridico che non altrove, nei consumi, nella moda, eccetera. I libri usciti ormai non si contano. Ed è impressionante la crescita del diritto degli animali. Nell’ultimo ventennio è l’ambito giuridico che si è sviluppato di più. Sono forme di tutela spesso disattese, ma esistono”.

C’è una tradizione filosofica di riferimento?

“In tempi recenti possiamo citare Peter Singer e il suo libro “Liberazione animale”, che è del ’75, e poi “Diritti animali” di Tom Regan, di poco successivo. Ma la tradizione storica è ricchissima. Ci sono i quattro grandi filosofi greci vegetariani:  Pitagora, Empedocle, Plutarco, Porfirio. E poi la tradizione indiana, con i buddisti, i jainisti, lo yoga. In India nasce l’idea della ahimsa, la nonviolenza, che attraversa la storia come un corso d’acqua pulita che non si confonde con quel fiume di sangue che è la nostra storia”.

Una tradizione filosofica perdente, se guardiamo alla condizione attuale degli animali.

“Certo, è una tradizione minoritaria. La smisurata violenza che si pratica sugli animali ha tre pilastri: lo spiritualismo ebraico-cristiano, con l’uomo immagine di Dio; il meccanicismo cartesiano e lo scientismo, che considerano gli animali alla stregua di oggetti; e il capitalismo, che ha inventato lo sfruttamento industriale degli animali”.

Lei pensa davvero che qualcosa possa cambiare?

“Io penso di sì perché la crisi economica, sociale e spirituale dei nostri tempi crescerà se l’umanità non cambia i suoi desideri e non abbandona quelli che portano a ricchezza e potere. Uno stile di vita consumista esteso all’intera umanità comporta la fine del mondo”.

Lei ha cambiato qualcosa nella sua vita?

“Io sono stato convertito al veganismo da cinque donne. Tre studentesse e due amiche. La violenza è un’invenzione maschile, come la storia”.

Lorenzo Guadagnucci

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MELANIE JOY: “VIVERE VEGAN PER LA LIBERAZIONE ANIMALE”

Lorenzo Guadagnucci

GORIZIA

20140705_145219Melanie Joy, perché mangiamo gli animali?

“Perche non facciamo scelte davvero consapevoli. Perché siamo condizionati da un’ideologia invisibile che io definisco ‘carnismo’”.

Melanie Joy insegna psicologia sociale a Boston ed e’ famosa grazie a d un libro tradotto in numerose lingue: “Perche’ amiamo i cani, mangiamo i maiali, indossiamo le mucche”, pubblicato in Italia dall’editore Sonda.

Le persone mangiano animali da secoli. Perché dice che sono condizionate?

“Le racconto un aneddoto. Una sera a cena con amici. Sono tutti a tavola e dopo aver gustato un ottimo arrosto, uno cei sommensali dice alla cuosa: e’ buonissimo, qual e’ il segreto? E lei risponde: il segreto e’ nella qualita’ della carne, sana e ben frollata. Ah si’, e che cos’era? Golden retriever. Racconto questo episodio di fantasia all’inizio del mio libro per far notare come lo stesso pezzo di carne, nell’arco di un minuto, possa trasformarsi da leccornia a boccone disgustoso. La domanda che dobbiamo farci e’: perche’ non siamo disgustati da tutti i bocconi di carne? Che differenza c’e’ fra un Golden retriever e un maiale o una mucca? Dal punto di vista etologico nessuna”.

Beh, forse c’è una storia culturale da considerare.

“Appunto. Io sostengo che mangiare animali è in contrasto con la nostra cultura piu’ profonda. Con i sentimenti di empatia che ci spingono ad amare i nostri cani, i nostri gatti e gli altri animali che non sono considerati fonti di cibo. E’ il carnismo che ci condiziona e ci spinge a mangiare otto-nove specie di animali. Il carnismo protegge precisi interessi economici e di potere, mantiene lo status quo”.

Per la maggioranza delle persone mangiare carne è normale. Tutti crudeli e manipolati?

“Nelle mie conferenze quando dico ‘Mangiare carne è…’ rispondono tutti: normale, naturale, necessario.Ma per naturale e normale dobbiamo intendere funzionale a mantenere la cultura dominante. E che non sia necessario lo dimostrano i milioni di vegetariani e vegani che godono di ottima salute. Tutti siamo spinti a comportamenti conformistici dall’ideologia carnista, che ci fa sembrare naturale ciò che non lo è. Un tempo era normale, naturale e necessaria anche la schiavitù. Non si deve colpevolizzare nessuno, ma lavorare affinché le scelte siano consapevoli. Le cose stanno cambiando. Il numero di vegetariani e vegani è in continua crescita”.

Lei è vegana, qual è la sua motivazione?

“La liberazione animale. Che è una questione di giustizia sociale”.

 

 

 

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