Stefania è stata la mia compagna per 12 anni, fino al giorno della sua morte, nel febbraio 2013.
Fin da piccola è stata abituata ad avere gatti in casa, mentre io non avevo mai vissuto con un animale domestico.
Quando siamo andate a vivere insieme ho cominciato ad apprezzare la compagnia di un gatto e ho imparato che questi animali sono individui e che esattamente come noi sono ognuno diverso dall’altro, ognuno con un proprio carattere. Ma la cosa più bella che mi ha insegnato la Stefania è il rispetto della vita, in qualsiasi forma essa si manifesti. Per un po’ di anni abbiamo avuto una casa in campagna.
Se c’era un insetto in casa, ragno o scorpione che fosse, lei lo lasciava lì dov’era, o al massimo lo accompagnava delicatamente
fuori dalla porta. A volte gli dava un nome e poi ci inventava sopra una storia. Questo mi ha portato a riflettere sui nostri comportamenti automaticamente antropocentrici, e col tempo a rifiutarli. Stefania si è ammalata di carcinoma nel 2004.
Dal 2009,dopo le prime metastasi, è iniziato un periodo di chemioterapie quasi ininterrotte.
Chiunque abbia avuto esperienza di malattie oncologiche sa quanto possa essere stata dura, ma quanto sarebbe stata ancora più dura senza i nostri gatti.
Noi viviamo in una corte che,dal punto di vista felino, è un condominio aperto. Spesso sul nostro letto troviamo acciambellato il gatto del vicino. A volte vediamo la nostra gatta uscire dalla finestra della casa accanto. Capita che la nostra vicina si affacci alla finestra per informarmi che il nostro gatto ha già pranzato da lei, e davanti alla nostra porta c’è sempre una ciotola pronta per essere riempita. In questi tre anni in cui la malattia ha limitato sempre più la vita esterna della Stefania costringendola a stare quasi sempre in casa, lei è diventata il punto di riferimento umano più presente per la piccola colonia di gatti della nostra corte.
A lei piaceva prendersene cura, nutrirli, accoglierli in casa quando cercavano rifugio dal maltempo.
Per molto tempo ho pensato che tutto questo fosse per lei fonte di stress e di affaticamento. Ho impiegato un po’ per capire che, lungi dall’essere tutto questo,era invece un formidabile stimolo di vita. Sono convinta che tante altre persone,e io per prima, nelle condizioni della Stefania, con la malattia che le toglieva sempre più autonomia e le procurava sempre più dolori, la mattina non avrebbero trovato le forze per alzarsi dal letto. E invece lei queste forze le trovava perché sapeva che i suoi gatti la stavano aspettando.
E così non solo si alzava dal letto, ma incominciavamo la nostra giornata cercando di riempirla con quanta più vita la malattia ce lo
consentisse. Con la nostra gatta poi aveva un feeling particolare. Loro vivevano in simbiosi. Se la Stefania si sentiva male, stava male anche la gatta. Dove stava la Stefania, lì c’era anche la gatta. Quando veniva l’infermiera a farle il prelievo del sangue, la gatta non le si staccava di dosso e se la si doveva allontanare non si dava pace.
Quando la Stefania è morta la gatta, che era stata sul letto tutto il tempo, è scesa. In quel momento l’altro gatto è rientrato da fuori. Chi ha assistito alla scena non ha potuto fare a meno di pensare che ci sia stata una qualche forma di comunicazione fra loro, perché si sono annusati e poi si sono dati il cambio: la gatta è uscita e il maschio è salito sul letto, si è messo lungo disteso fra le gambe della Stefania ed è rimasto lì tutta la notte.
Sono molto grata ai gatti della mia corte per aver migliorato la qualità della vita della Stefania. Penso che la presenza di un animale di affezione sia molto importante in situazioni come la nostra. Penso alle persone malate, ai bambini malati, o alle persone anziane e sole.
Mi piacerebbe mettere a disposizione un po’ del mio tempo, o due lire se mi avanzano a fine mese,per dare una mano a chi, malato o anziano, si trovi in difficoltà a mantenere il proprio animale, o abbia problemi nella gestione pratica per esempio di un cane che necessita di correre. Per me sarebbe un modo per dare un senso di continuità alla vicenda umana della Stefania e alla nostra storia.
Chiara
Condoglianze per scomparsa della sua compagna.
Nn posso fare a meno di ribadire, che è inutile chiedersi se gli ANIMAli hanno un’Anima. Quando la mia sorellina felina è volata via, l’avevo messa su una panca, sembrava dormisse. Io ero fuori in quel momento da tutto il resto del mondo. Feci entrare la mia sorellona canina, la annusò ed emise un ululato così straziante ke nn scorderò MAI. Nn gliel’ho più sentito emettere, nn è nemmeno un verso tipico della sua ‘razza’(parola ke nn amo molto, ma x intenderci…). Mi si mise accanto, in silenzio, capiva il mio immane dolore, capiva la morte, e ke la sua amica, a cui cercava di ripulire il piattino, e ke seguiva cm un’ombra in giardino, nn c’era più. Si erano conosciute da adulte, si rispettavano, ma da quel gesto capii ke sarebbe mancata tanto anke a lei.
errata corrige
CONDOGLIANZE PER – LA – SCOMPARSA DELLA SUA COMPAGNA.