Approfondimenti

4/9/14 – I cacciatori si danno alla letteratura

Dunque la sezione fiorentina di Federcaccia Toscana ha lanciato un concorso letterario. Il primo. Si intitola “Caccia, passione e ricordi” e ha uno scopo ben preciso, come si legge nelle prime righe del bando: “valorizzare l’ars venandi, il cacciatore e il suo ausiliare e l’ambiente che lo circonda, in modo da diffondere, accrescere e sensibilizzare la cultura venatoria”. L’italiano è zoppicante ma almeno c’è un’espressione in latino che può evocare nobili sentimenti; quanto al citato ausiliare – lo diciamo per i profani – nel gergo venatorio indica il povero cane costretto ad aiutare il cacciatore nella ricerca delle prede e nel loro recupero una volta che siano state abbattute.

caccia8Il concorso premierà i migliori racconti e dev’essere preso sul serio, comunque esso vada, qualunque sarà la partecipazione. E’ infatti un segnale. Fa capire, ancora una volta, come i cacciatori avvertano la crescente distanza che li separa dal resto della società. Sono consapevoli, loro che girano i boschi con la doppietta e seminando piombo e morte, come lo siamo noi che vorremmo impedirglielo, che la pratica venatoria appare ai più come un divertimento crudele e anacronistico.

Sanno bene, le associazioni venatorie, che il numero dei cacciatori si riduce anno dopo anno, che sempre più figli di cacciatori non seguono più l’esempio – diciamo così – dei loro padri. E cercano quindi di accreditarsi in modo nuovo. Cercando, solitamente, di far dimenticare quel che la caccia in fondo, cioè una pratica, un divertimento, che consiste nel ferire, mutilare e uccidere animali liberi.

Perciò nei loro convegni, nelle iniziative pubbliche, nella retorica con la quale cercano di difendere e diffondere l’attività venatoria, cercando di accreditarsi come ambientalisti, amanti dei boschi e della natura. Ignorando in modo sprezzante, naturalmente, l’invito ad amare la natura e andar per boschi senza fucile, in modo – oltretutto – da risparmiare ai nostri boschi le colatine di piombo che lasciano ad ogni stagione, inquinandoli non poco, e in modo – anche – da interrompere quella scia di sangue che accompagna la loro “difesa della natura”: e parliamo di migliaia e migliaia di animali selvatici mutilati e uccisi e di decine di animali umani feriti o uccisi lungo ogni stagione venatoria.

Il concorso di Federcaccia intende dunque illustrare l’ars venandi e c’è da scommettere che si cercherà di privilegiare racconti che non parlino di sofferenze, mutilazioni, agonie di cinghiali, caprioli, uccelli e così via – cioè la realtà quotidiana della caccia – bensì scenari più o meno idilliaci di contatto con la natura o di relazione con i propri cani, pardon ausliari. Nel sito di Federcaccia, per dire, è riportata una poesia – a quanto pare per quest’anno fuori concorso – che si intitola cielo e dice così:

Guarda.
Guarda e  non ti stancherai di aspettare.
Guarda le geometrie del cielo,
guarda i colori e la velocità del vento.
Loro prima di noi erano qui
sotto questo cielo.
Guarda ancora,
vedrai che è impossibile smettere di sognare.

Chi saranno i “loro” che prima di noi erano qui? Colombacci? Storni? O chi altro? E che fine hanno fatto? Forse giacciono insangunati a terra? O sono già nella bocca dell’amato cane, pardone dell’ausiliare? Chissà. Intanto guardiamo ancora, e vedremo che è impossibile smettere di sognare… Un sogno che a noi sembra un incubo.

no-caccia3Concludiamo. I cacciatori sanno bene che presentarsi in società in qualità di “cacciatori” è oggi fonte di imbarazzo: per i cacciatori stessi – o almeno per quelli più consapevoli – e in particolare per i loro interlocutori: è ben difficile che simile passione sia concepita come un innocente passatempo come ce ne sono altri. E’ un segno dei tempi che cambiano: la caccia è sempre più un anacronismo sociale. Dunque il concorso letterario di Federcaccia è in fondo benvenuto: mostra quanto i cacciatori si sentano emarginati, lontani dal comune sentire.

E anche loro sanno bene, come sappiamo noi, che il loro punto di forza non è la forza culturale dell’ars venandi e nemmeno la presunta vocazione ambientalista di chi percorre i boschi con la doppietta in spalla e il cane, pardon l’ausiliare, al fianco, bensì nello stretto, inestricabile legame che unisce il mondo venatorio alle sfere del potere politico, specie di quello locale, insediato nelle regioni.

Assessori e presidenti, sia di destra che di sinistra, hanno mostrato finora di non voler intervenire per cambiare l’inerzia che ancora oggi permette ai cacciatori di esistere: preferiscono non agire, restare ancorati al passato, senza scontrarsi con le associazioni venatorie e con gli interessi economici connessi. Altro che ars venandi, altro che letteratura.

Il segreto dei cacciatori è la connivenza di un mondo politico ignavo e conservatore.

Discussion

One Response to “4/9/14 – I cacciatori si danno alla letteratura”

  1. Ciao.
    Ispirata da quell’osceno concorso letterario, la settimana scorsa ho scritto a Federcaccia, Regione Toscana e giornali: nessuna risposta, come prevedibile.

    La cultura dell’antica ars venandi.

    Gentilissim*,

    qualche settimana fa sono stata a Siena e ho visto affissi i manifesti di Confederazione Cacciatori Toscana (Federcaccia – Arcicaccia – ANUU) che promuovono l’attività venatoria. Pare che sia un’attività venatoria del tutto rinnovata perché ispirata a una nuova “musica”, con tanto di spartito musicale: “Altri si perdono in sterili polemiche noi vogliamo rilanciare l’immagine ed il prestigio della caccia e questa campagna ne costituisce un momento importante”. Parola della Confederazione. http://www.federcacciatoscana.it/

    Nel libro “Divieto di caccia” di Carlo Consiglio, Presidente della LAC (Lega Abolizione Caccia) nazionale, è esposta una tesi molto interessante che assimila la caccia a una malattia mentale (pagg.67-68, Edizioni Sonda, 2012). E’ in un paragrafo che riporta le opinioni degli psicanalisti Emilio Servadio e Karl Menninger, della psicologa Carla Corradi, e dell’antropologo Sherwood L. Washburn. Io non ho le loro competenze quindi mi limito a constatare che la caccia è uno sport, regolarmente finanziato dal CONI, ed è anche un mezzo a disposizione delle istituzioni per attuare i “piani di sterminio” (si chiamano proprio così questi atti amministrativi) di ungulati, volpi, nutrie, volatili… Tuttavia, chi si avventura a leggere i siti web e le riviste dei cacciatori, trova affermazioni, fotografie, atteggiamenti a dir poco inquietanti.

    Oltre al massacro degli animali, le vittime umane della caccia costituiscono un elenco che cresce drammaticamente nelle statistiche annuali. Durante la stagione venatoria i cacciatori hanno il privilegio di entrare nei terreni e nelle proprietà private e ogni anno le loro armi causano gravi incidenti con feriti e addirittura morti. http://www.vittimedellacaccia.org/ http://www.cacciailcacciatore.org/

    Nonostante la maggior parte della popolazione sia contraria alla caccia, purtroppo essa è legale, sostenuta soprattutto dalla lobby dei produttori di armi e viene beffardamente decorata di certi aggettivi come sostenibile, ecologica, consapevole.

    Ciò che mi ha colpito sul sito di Federcaccia Toscana è la promozione del 1° concorso letterario “Caccia, Passione e Ricordi” “…per diffondere, accrescere e sensibilizzare la cultura dell’antica ars venandi.” Non a caso il concorso è alla sua prima edizione: ormai si raschia il fondo del barile e bisogna trovare ogni sorta di espediente per raccogliere consensi all’antica ars venandi. I giovani non ne vogliono proprio sapere di questo passatempo sanguinario e gli anziani, anziché lasciare le armi in eredità, dovranno rassegnarsi ad appenderle al chiodo. La Toscana è certamente una delle regioni in cui questa devastante passione è più viva e Federcaccia Toscana sfrutta la tradizione culturale di questa regione, culla della letteratura e della lingua italiana. Infatti c’è una vera e propria sezione di “Cultura venatoria” in cui è scritto “Se sei un appassionato di poesie non esitare a inviarci il tuo poema.” Sono un’appassionata di poesie, nel leggerle più che nello scriverle, quindi le ho lette e ce n’è una apprezzabile:

    Le stagioni dell’Argentiera
    Freschi profumi
    fiori colorati
    canti d’amore
    Falci nel cielo tagliano l’aria
    canti d’estate.
    L’aria trema, ronzii sconosciuti
    canta la tortora
    il sole scende nel mare.
    Soffia un vento nero
    scricchiola la sughera
    scende vita dal cielo
    odore di bosco
    respiro di terra
    Il cielo si apre
    un raggio cade sulla quercia
    gocce d’acqua
    canta il picchio e la ghiandaia
    il vento si placa, luccica l’Argentiera.
    Luce tagliata
    illumina la capanna
    particelle sospese nel silenzio
    cigolii delle assi
    profumi conosciuti
    Vento terso da nord, porta uccelli dall’est.
    colori d’autunno
    occhi nel cielo
    punti lontani
    battiti d’ali.
    Brilla il bosco
    stenta la legna al fuoco
    cantano merli.

    Mi sono chiesta perché mai massacrare la tortora, il picchio, la ghiandaia, gli uccelli dell’Est, i merli della poesia, tutti insieme a cantare e a volare liberi. Solo a un cacciatore può venire l’idea di sconvolgere un simile idillio.

    E ce n’è una davvero sorprendente:

    Cielo
    Guarda.
    Guarda e non ti stancherai di aspettare.
    Guarda le geometrie del cielo,
    guarda i colori e la velocità del vento.
    Loro prima di noi erano qui
    sotto questo cielo.
    Guarda ancora,
    vedrai che è impossibile smettere di sognare.

    Effettivamente “loro prima di noi erano qui”: l’avranno capito i cacciatori che intrufolarsi nel luogo in cui “loro” erano prima di noi, col solo scopo di massacrarli, non è una pratica delle migliori? E’ un principio che vale anche per gli umani; ne abbiamo un esempio cristallino osservando le sciagurate invasioni di popoli nei confronti di altri popoli con un solo scopo: lo sterminio.

    Federcaccia ha avuto una gran bella idea a mettere l’angolino della poesia sul suo sito e credo che farebbe un gran bene a tutti cacciatori nutrirsi di cultura letteraria, meglio ancora se poesia perché, si sa, la poesia salva la vita. La caccia la toglie.

    Cordiali saluti.

    Paola Re

    Via Virginio Arzani n.47

    15057 Tortona (AL)

    Delegata del Movimento Antispecista http://www.antispec.org/

    Posted by Paola Re | 4 Settembre 2014, 00:02

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