Hartmut Kiewert è un artista tedesco nato nel 1980 che vive e lavora in Germania nella città di Witzenhausen e che vende i suoi quadri anche attraverso la rete: http://hartmutkiewert.de/
Navigando nel suo sito internet, disponibile in lingua inglese, scopriamo un artista molto affine al nostro punto di vista animalista, antispecista e vegan.
L’opera di Hartmut Kiewert è tutta ispirata alla questione animale, a essa è dedicata ed è anche coerentemente cruelty-free negli strumenti di lavoro dell’artista, che dedica uno spazio del suo sito internet alla denuncia della presenza di prodotti di origine animale in pennelli, colle, emulsioni e pigmenti.
I dipinti di Hartmut Kiewert – come lui stesso ci spiega – sono un tentativo di sovvertire il blocco della coscienza collettiva e individuale nei confronti dello sfruttamento degli animali. La censura e la repressione attuate nei confronti della miserabile vita e della morte degli altri animali, viene in qualche modo neutralizzata dai quadri dell’artista che diventano luoghi di racconto, di testimonianza, di denuncia, di cordoglio e di memoria grazie ai vividi colori con i quali viene raffigurata la carne degli animali offesi, la loro cruda esistenza, la loro morte angosciante e solitaria, ma anche – perché non si pensi a un autore monoliticamente realista – da quadri che rappresentano le colorate prospettive utopiche dell’artista su un mondo post-moderno, che ha superato la violenza verso gli altri animali.
Su alcune di queste ci soffermeremo, scegliendo quelle che ci sembrano più significative.
Il primo dipinto che vorrei recensire s’intitola ALL’APERTO (IM FREIEN) e ritrae un gruppo di maiali di varia età, stazza e colore del mantello, che, in primo piano, attraversa un marciapiede in mattoni mentre a pochi passi un gruppo di persone stanno facendo un classico pic nic nel parco con tanto di ghiacciaia in plastica azzurra. Il gruppo non sembra minimamente turbato dalla presenza degli animali, i volti sono sereni. Sullo sfondo una donna è curva su un cespuglio, citando forse il rinnovato interesse verso la raccolta dei frutti spontanei. Un uomo barbuto tende il braccio verso la ragazza, offrendole una mela. Questa mi è parsa una doppia citazione: da una parte il celebre dipinto di Claude Monet (1840-1926) “Le déjeuner sur l’herbe”, dall’altra l’Antico Testamento con un interessante rovesciamento di ruoli che può lasciare intendere molte cose: il superamento del patriarcato, della divisione in generi maschio-femmina, ma anche la riscrittura della storia dell’umanità a partire da uno dei suoi testi fondativi.
Un altro dipinto che mi è parso particolarmente interessante s’intitola AUTUNNO (HERBST). L’oggetto del dipinto è un bosco di alberi con i fusti altissimi e spogli, e il fondale ricoperto da foglie con i tipici colori caldi autunnali. Tra gli alberi una famiglia di suini grufola serenamente davanti al rottame di un camion capovolto – uno di quelli tipicamente utilizzati per il trasporto di animali da allevamento – che sembra essere stato inglobato dalla foresta, letteralmente infilzato dai fusti degli alberi, nati evidentemente sotto di esso e nonostante la sua presenza, mostrando una forza vitale superiore a quella delle lamiere contorte. Guardando meglio ci si accorge che i suini liberi di grufolare nei paraggi del camion sono di due tipi: alcuni hanno le setole scure e sembrano dei cinghiali selvatici mentre altri sono rosa e fanno pensare a un mescolamento probabilmente avvenuto dopo la distruzione del camion, tra animali liberi e l’ultima generazione di animali che hanno conosciuto la cattività. L’autunno rappresenta forse la decadenza della società carnista, con il conseguente riscatto, sereno e non vendicativo, delle altre forme di vita.
Chiudiamo descrivendo “EVOLUTION OF REVOLUTION” un quadro poderoso anche nelle dimensioni 180×225 cm che aggiorna i totem della Rivoluzione francese cui era dedicato il celebre quadro “La libertà che guida il popolo” realizzato nel 1830 da Eugène Delacroix. Come il quadro dell’artista francese la struttura del quadro è piramidale e fortemente allegorica. In primo piano, al posto dei caduti, lo spazio è occupato dagli animali maggiormente sfruttati: un’oca, un visone, un maiale, un coniglio, una mucca, un tacchino, una gallina un agnello una capra e tanti pulcini che, appena usciti da una situazione di prigionia, avanzano verso un avvenire di libertà, ma lo fanno senza enfasi, se non per l’oca che dispiega le sue ali. Dietro di loro, irrompono i combattenti. La donna, allegoria della libertà, mezza dea e mezza popolana, nella sua veste stracciata, ha una posa impetuosa, esortatrice e monumentale. Il suo braccio destro alzato, però, non brandisce una bandiera nazionalista, bensì uno strumento umile: un paio di tenaglie. Accanto a lei c’è il monello, simbolo del coraggio. Anche il ragazzino, al posto delle due pistole, in questa rivisitazione del celebre dipinto brandisce tenaglie e martello, gli strumenti operai di questa nuova e non meno rivoluzionaria liberazione, ritenuta dall’autore una “rivoluzione evoluta”. Sullo sfondo non c’è Notre Dame: i protagonisti di questo quadro, ai quali è stato impresso un m
ovimento che sembra portarli fuori dalla tela, avanzano tra quel che resta di un muro crollato e di un reticolato strappato.
Alla pagina NEWS del sito internet di Hartmut Kiewert, nella parte destra dello schermo, un contatore vi comunica quanti animali sono stati macellati dal momento in cui vi siete collegati. Scoprirete il ritmo frenetico al quale vengono annientati animali marini, polli, anatre, maiali, conigli, tacchini, oche, pecore, capre, mucche e vitelli, roditori, piccioni e altri volatili, bufali, cani, gatti, cavalli, asini e muli. Il dato si basa sui parametri diffusi dalla FAO nel 2003. Si tratta quindi di dati più piccoli rispetto alla realtà odierna. Veder correre quei numeri tuttavia è impressionante, e forse questo orrore spiega la spinta etica e l’urgenza espressiva ed artistica di Hartmut Kiewert.
Bellissimo articolo! Segnalo anche questa intervista (in italiano, inglese e turco) a Hartmut Kiewert: http://resistenzanimale.noblogs.org/post/2014/04/09/arte-e-resistenza-animale-scene-da-un-mondo-senza-sfruttamento-intervista-a-hartmut-kiewert/