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All’inizio di febbraio si è costituita la CCT. Sì la sigla è la stessa dei certificati di credito del tesoro ma in questo caso si tratta della Confederazione dei cacciatori toscani, una nuova organizzazione, destinata ad avere un indubitabile impatto lobbistiuco, che riunisce le pre-esistenti Federcaccia, Arcicaccia e Anuu della Toscana.
Il tesoro in questione è costituito dal patrimonio faunistico che come sappiamo dovrebbe essere proprietà indisponibile dello Stato.
Sono 70.000 i cacciatori in Toscana, un numero davvero ragguardevole, ma in costante flessione, poiché le nuove generazioni sembrano in debole sintonia con una pratica che ai più appare anacronistica oltre che crudele.
Questa flessione – stimata in un 4-5% di adesioni in meno all’anno -è fra i motivi che hanno spinto le tre organizzazioni ad unirisi, superando storiche rivalità e divisioni di ordine – anche – politico-ideologico. L’obiettivo comune è rilanciare la caccia, nonostante la ripulsa che per essa prova la maggioranza dei cittadini.
Possiamo ben dire che siamo nell’era delle larghe intese a tutto campo: gli interessi da tutelare, e che si sentono minacciati dalle nuove correnti di pensiero e d’opinione, sono giudicati ben più importanti delle opzioni politiche e dei valori finora dichiarati. E quindi avanti con la larga intesa venatoria.
L’operazione è stata lanciata con ampio dispiegamento pubblicitario e con tanto di “padri nobili” dell’operazione, in chiave rigorosamente bipartisan. Si sono spesi, nel benedire questo matrimonio sotto il segno della doppietta il presidente della Regione Enrico Rossi e l’assessore all’agricoltura Gianni Salvadori, l’ex allenatore Renzo Ulivieri, militante di Sinistra Ecologia e Libertà, e l’editorialista della Nazione Zeffiro Ciuffoletti, l’assessore all’ambiente della Provincia di Livorno Nicola Nista e il presidente di Coldiretti Toscana Tullio Marcelli. Tutti maschi naturalmente.
Tra i personaggi in prima fila nel felicitarsi con la neonata confederazione figura anche Alessio Gramolati della Cgil e spiace sapere che una persona che si batte per i diritti dei lavoratori nel suo tempo libero si diletti con carabina e munizioni ad abbattere altri viventi. Viventi che, per altro, sono anch’essi oppressi, anch’essi vittime di una evidente sproporzione di forze, ospitati – non per colpa loro – in un habitat naturale sempre più ridotto nelle dimensioni e sempre più deteriorato nella qualità
Ma a preoccupare sono soprattutto gli obiettivi che la CCT si è esplicitamente data ovvero cercare un nuovo legame con i giovani e un maggior margine di manovra rispetto della legge quadro nazionale giudicata, guarda un po’, troppo rigida.
Preoccupa anche la leggerezza con la quale, nel logo della nuova organizzazione, si è arrivati ad accostare un uccello stilizzatato, con una grande ala in primo piano, a un simbolo – un ramoscello d’ulivo – il quale, accostato a un volatile, la classica colomba, è per tutti un simbolo di pace e di rifiuto della violenza, non certo l’auspicio – come in questo caso – di un atto violento qual è la programmata uccisione di quello stesso volatile beffardamente e cinicamente utilizzato dalle tre associazioni di cacciatori.
Siamo di fronte a una mistificazione che impressiona, specie se pensiamo che almeno una delle tre organizzazioni si rifà ai valori della sinistra; possiamo ben dire che il simbolo della Confederazione dei cacciatori toscani è frutto di un ribaltamento di valori e significati di chiara e allarmante impronta reazionaria.
La Toscana a questo punto è destinata a fare scuola: è’ facile immaginare che in altre parti d’Italia sarà presto imitata la larga intesa venatoria fra Arcicaccia, Federcaccia e Anuu, una sigla che indica i cosiddetti “migratoristi”. E allora vale la pensa parlare di un’altra iniziativa in corso nel nostro paese e che potrebbe anch’essa essere imitata e replicata. Cioè l’esclusione di Arcicaccia dalla famiglia Arci.
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