Una vicenda che in questo periodo interessa la politica è l’antica quanto barbara pratica dei richiami vivi, uccelli cioè tenuti in gabbia ed usati affinché il loro canto attiri i confratelli e permetta agli astuti quanto coraggiosi cacciatori di procedere con le doppiette schierate.
L’Unione europea ha avviato contro l’Italia una procedura d’infrazione contro questo vile e ripugnante espediente. Questa la formula usata dall’Unione, che ovviamente non è contraria alla caccia: “Vi sono numerose valide alternative alla cattura di uccelli per la cessione ai fini del richiamo mediante reti. Infatti, poiché la cattura di richiami vivi è finalizzata alla caccia delle stesse specie di uccelli, la Commissione considera che la stessa potrebbe avvenire innanzitutto senza l’utilizzo di richiami o per esempio con l’utilizzo di fischietti (richiami a bocca). Infatti, nella maggior parte delle regioni italiane e degli altri Stati Membri, la caccia a tali specie è effettuata, con successo, senza utilizzare richiami vivi (e senza quindi l’uso di mezzi vietati per la loro cattura)”.
Il governo Renzi, accogliendo le pressioni esercitate dalla retrograda lobby venatoria sulle forze politiche che lo compongono – Pd, Ncd e altre sigle minori – anziché proibire, come sarebbe logico, l’uso dei richiami vivi, ha pensato bene di scrivere una norma che ammette la possibilità di detenere e utilizzare un certo numero di richiami vivi. Il testo è ora in discussione in parlamento.
Nei giorni scorsi è uscito su Repubblica, giornale assai vicino al Pd e al presidente del consiglio, una lettera-appello dello scrittore Jonathan Franzen, attivista per la difesa dei volatili, dei quali ha scritto anche nei suoi romanzi. In un passaggio Frenzen scrive: “Amo l’Italia e amo gli uccelli selvatici, e vorrei tanto che questi miei amici potessero andare più d’accordo. Sebbene la maggioranza degli italiani sia incline alla protezione della natura, sulle orme di quel cammino che fu una volta di San Francesco, l’Italia ha una cupa – e purtroppo ben meritata – fama internazionale per la sua ostilità verso la fauna alata. Forse dipende dalla notizia, di poco tempo fa, di un cacciatore italiano che sparò e uccise un ibis eremita, uno degli ultimi esemplari di una specie a rischio estinzione, o forse dallo sconvolgente e indegno comportamento dei cacciatori italiani all’estero, nei Balcani o in Egitto, o forse ancora dai ricorrenti incontri dei turisti in Toscana con i cacciatori intenti ad abbattere ogni piccolo uccello di passaggio. Certo è che l’immagine che l’Italia offre di sé al mondo è macchiata dalla violenza perpetrata ai danni di queste splendide e innocue creature. L’uso degli uccelli da richiamo è uno dei metodi di caccia più crudeli ancora praticati in Italia”.
Franzen dice ancora: “Il governo e il parlamento italiani hanno proposto due emendamenti che limitano l’utilizzo dei richiami invece di abolirli una volta per tutte. Un piccolo passo avanti, ma non abbastanza. Finché vi sarà la possibilità per i cacciatori di avere uccelli da richiamo, si permetterà anche che fiorisca un vasto mercato nero di uccelli catturati illegalmente e rivenduti come “allevati”. E un metodo di caccia insidioso, una pratica che trasforma una delle glorie della natura – il canto degli uccelli – in un inganno letale sopravviverà e continuerà a macchiare l’immagine internazionale dell’Italia”.
Il Pd e il presidente del consiglio sembrano però molto più attenti alle parole delle associazioni di cacciatori che non a quelle dello scrittore statunitense.
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