Vincenzo Pardini è uno scrittore a suo modo unico nel panorama letterario contemporaneo. Nei suoi libri la natura e in particolare gli animali giocano un ruolo centrale. Sono personaggi forti, drammatici, danno senso e spessore ai romanzi.
Nel suo libro più recente – “Il postale” (Fandango 2012) – uno dei protagonisti è un cavallo da tiro, compagno fidato del vetturino la cui famiglia è la chiave di lettura per raccontare e interpretare un periodo storico decisivo per la storia d’Italia, a cavallo fra XIX e XX secolo.
Ma oggi vogliamo parlare di un altro libro – “Il viaggio dell’orsa” – uscito nel 2011, sempre per Fandango. E’ una raccolta di racconti, ma forse è meglio dire di novelle, tutte centrate su figure di animali.
Sono storie molto potenti, spesso anche cruente, come sovente estrema e cruenta è la vita degli animali. Pardini non propone mai storie edificanti o rassicuranti ritratti di animali; non ci parla del “migliore amico dell’uomo”. Preferisce storie crude e realistiche, anche quando le colloca in tempi lontani, quasi mitici.
“Il viaggio dell’orsa”, la novella che dà il titolo al libro, è ambientata in una Garfagnana ancestrale, poverissima e sanguigna. Il Duca di Modena, che governa su quel lembo di terra sull’Appennino a cavallo fra Emilia e Toscana, per capriccio pretende dai sudditi garfagnini che ogni anno gli sia consegnato a corte un cucciolo di orso.
Così due giovani paesani, i più svelti e più scaltri, si danno alla caccia, imbattendosi nella grande orsa di cui si raccontano storie fantastiche e spaventevoli in paese. Finiranno male.
La durezza, la violenza e anche l’imprevedibilità della vita in natura si condensano in questo racconto, che non ci consegna una visione del rgeno animalòe pacificata e umanizzata, ma ne restituisce anzi la forza pura, la violenza inferta e quella subita nella lotta per sopravvivere.
Potente e affascinante per il poderoso sforzo dell’autore di immedesimarsi in un cane che potremmo definire “dropout”, un irregolare, un leader vendicati ma con un suo senso di giustizia, è nel racconto “La sfida e la pantera”, che recupera anche le notizie, le fole, le paure che sgorgano ogni volta che compare la notizia di una grande felino libero – chissà come, chissa perché – nelle nostre campagne urbanizzate, vicino alle città.
Vincenzo Pardini è lo scrittore degli animali per antonomasia, e si fa apprezzare perché non è stucchevole, non cerca di blandire il lettore giocando sulla compassione, bensì utilizza lo strumento dell’autenticità.
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