A settembre ad Asti il cavallo Mamuthones è morto durante il Palio, con il collo spezzato dopo essere caduto alla partenza: un caso eclatante che va preso come il segnale di un enorme sommerso: il quotidiano sfruttamento di animali per giochi e manifestazioni storiche. Un retaggio del passato, di solito difeso in nome della tradizione genericamente intesa, come se tradizionale fosse sinonimo di buono e giusto. Riportiamo qui sotto il comunicato di Italian Horse Protection sulla Giostra dell’Orso di Pistoia e invitiamo a firmare la petizione NoPalio (vedi in fondo all’articolo).
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Lo scorso settembre siamo venuti a conoscenza di una situazione a prima vista paradossale: secondo varie segnalazioni due cavalli, impiegati nella Giostra dell’Orso di Pistoia (una delle tante manifestazioni storiche con uso degli animali in Italia) erano reclusi da almeno due mesi in due box a pochi metri da una strada pubblica, in un terreno non recintato.
Per essere sicuri, abbiamo monitorato per alcune settimane la situazione, recandoci sul posto e constatando l’attendibilità di quanto ci era stato riferito: i due cavalli vivevano chiusi in box di 3×3 metri, senza neanche la possibilità di mettere fuori la testa, senza cibo a loro disposizione (evidentemente veniva dato loro a razioni), con alcuni piedi ferrati ed altri che avevano perso il ferro.
Questo stato di reclusione forzata è produttiva di gravi sofferenze psichiche per animali sociali ed evoluti per vivere liberi. La scuderizzazione dei cavalli, adottata in larga scala per comodità gestionale da parte di proprietari e allevatori, ha in sé degli aspetti negativi su cui tutti dovrebbero riflettere: per quanto i media ci abbiano abituati a considerare normale vedere un cavallo in box, bisogna sapere che invece per natura i cavalli vivono in gruppo con i propri simili, necessitano di ampi spazi su cui muoversi liberamente e pascolano fino a 16 ore al giorno.
Privarli di tutto questo significa creare loro un forte disagio che, nei casi più gravi e prolungati, sfocia in stereotipie o in veri stati patologici riconducibili alla depressione.
Il proprietario, intervistato da Edoardo Stoppa di Striscia La Notizia (guarda il servizio su Canale 5), ha tentato di giustificarsi dicendo che i cavalli vengono “lavorati alla corda” mezzora al giorno.
A parte il fatto che non c’è alcuna traccia recente di passaggio di cavalli in tutto il terreno circostante, a nostro parere non basta tirarli fuori mezzora al giorno (e lasciarli quindi reclusi per le restanti 23 ore e mezza) per dire di rispettarli.
Questo atteggiamento è ancora più grave perché viene da chi partecipa ad una manifestazione storica, una delle tante in cui viene sbandierata l’attenzione per il benessere degli animali coinvolti che sono invece costretti, loro malgrado, a divertire le folle per poi essere dimenticati.
Alla luce di quanto accertato, chiederemo alle Autorità competenti di valutare il maltrattamento dei due cavalli.
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Firma anche tu la petizione NOPALIO
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