Tutto naturalmente avviene nel pieno rispetto della legge e secondo quelli che le associazioni venatorie e i decisori politici loro amici reputano “criteri scientifici”. Non la chiamano caccia, omettono di descriverne la vera natura, evitano di far intuire quanto sia barbara e cinica questa pratica, e la definiscono orwellianamente “attività di controllo” della fauna selvatica.
Da tempo i cacciatori, sempre più invisi al resto della popolazione, ma fortemente protetti da poteri politici amici, cercano di legittimarsi in chiave ambientalista (la retorica del cacciatore che conosce e tutela il bosco) arrivando cinicamente a parlare di “Fauna bene comune”, dove la fauna è privata di ogni dignità, ridotta a oggetto di un’attività che produce esclusivamente morte.
La Provincia di Siena argomenta che la caccia alle volpi – pardon, “l’attività di controllo” – serve a tutelare altri animali, prede naturali della volpe, come lepri e fagiani, ma non c’è niente di scientifico, di naturale e di accettabile in questa motivazione. Studi condotti dall’Università di Trieste dimostrano che l’uccisione di volpi non incide sulla dinamica di popolazione delle lepri. Ed è altrettanto noto che la popolazione di volpi nel territorio non supera mai la soglia di 1 o 1,5 individui per chilometro quadrato e che la loro diffusione, se davvero documentata, può essere eventualmente limitata senza uccidere nessuno ma agendo sulle disponibilità di cibo negli ecosistemi (ad esempio bloccando l’accesso a discariche, spesso fonti privilegiate di cibo).
E’ semmai la caccia a turbare ogni equilibrio ecologico naturale con i suoi artificiali ripopolamenti sottratti ai ritmi naturali e dalla messa in natura di una massa di animali incapaci di difendersi e di salvarsi dalle doppiette dei cacciatori, uomini armati che non hanno alcun rispetto per la fauna, che per loro è mera “materia prima” per i loro giochi di morte.
Siamo scandalizzati dalla facilità con la quale gli enti locali si dimostrano disposti a sacrificare la dignità degli animali alle aspettative dei cacciatori; siamo offesi dall’indifferenza che dimostrano per la vita degli animali selvatici, preziosa presenza nella nostra società soffocata da asfalto e cemento.
Dovremmo aver cura di queste creature e dell’ambiente che le accoglie, con metodi rispettosi della loro dignità e della loro vita, escludendo ogni coinvolgimento di chi ha eletto a proprio divertimento la soppressione di vite animali.
Restiamo animali si unisce alle proteste in corso contro la decisione della Provincia di Siena e parteciperà al presidio di sabato 30 marzo.
bisogna vedere se ve lo lasceremo fare