Era un classico, quando ero piccola, che i genitori comprassero ai bambini il mais che veniva venduto da appositi venditori ambulanti, affiché i bambini potessero offrirlo ai piccioni, che ne sono golosi.
Quando non è più un bambino però, l’homo sapiens sapiens, menziona questo animale quasi unicamente in senso denigratorio: i piccioni sporcano, portano malattie, sono troppi, vanno scacciati e uccisi fino alla creazione di autentiche ossessioni e isterie da caccia alle streghe.
La realtà è che i piccioni sono animali domesticati dall’uomo che, come al solito, è intervenuto pesantemente per selezionare le caratteristiche che potevano essergli utili.
Il risultato di questo lavoro sono stati: 1) i piccioni viaggiatori; 2) numerose razze ornamentali; 3) le tipologie nefastamente chiamate “piccioni da carne”.
Da tutti questi animali, largamente manipolati dall’uomo, discendono i piccioni semi-selvatici, diffusi sia in Italia che all’estero, che conosciamo.
Il piccione, COLUMBA LIVIA, è una specie non migratrice, capace di orientarsi egregiamente e con una capacità di volo impressionante: in condizioni ottimali può percorrere anche 800 km ad una media di 70 km/h per ritornare alla colombaia o piccionaia di origine a cui rimane legato per tutta la vita.
Parliamo di Piccioni per via di un episodio accaduto qualche settimana fa a me e Lorenzo, ma che potrebbe accadere a chiunque, se i nostri sguardi fossero un po’ meno distratti. La nostra vicina, Paola, ha trovato un piccioncino giovane incapace di volare caduto dal nido era appoggiato su un’auto in procinto di partire e se lei non lo avesse visto e salvato sarebbe sicuramente caduto e prematuramente morto, investito, prima ancora di avere imparato a volare.
Ce lo ha consegnato sapendo che non lo avremmo abbandonato e noi, non sapendo come comportarci abbiamo portato Paolino (questo è il suo nome anche se non sappiamo se sia maschioo femmina) da un’esperta la quale lo ha trovato denutrito e disidratato. Ci ha subito detto che c’erano poche possibilità che sopravvivesse e che l’unica cosa da fare era imboccarlo metodicamente aprendogli delicatamente il becco dadogli semini di cereali e legumi come prescritto. Per bere, con una siringa da insulina
gli dovevamo dare acqua e certe vitamine speciali. In fondo non era troppo difficile.
A casa gli abbiamo dedicato una stanza dato che abbiamo molti gatti e la porta è sempre rimasta chiusa.
Lui è cresciuto rapidamente e una sera rientrando in casa non lo abbiamo più trovato. Ovviamente eravamo tristi perché non sapevamo se ce l’avesse fatta o se i gatti nostri o del vicinato lo avessero ucciso.
Poi il giorno dopo la grande sorpresa: Paolino, è tornato a fine mattinata e continua a farlo, giorno dopo giorno, trascorrendo nella sua stanza che per lui è la sua piccionaia, le ore più calde della giornata accoccolato su un tappetino, oppure su un bracciolo del divano tutto debitamente coperto da lenzuola e fogli di giornale.
E’ stata una grande soddisfazione avere aiutato un piccione a crescere, vedere che mangia dalle nostre mani, vedere che non ha troppa paura di noi e che si lascia avvicinare. Il nostro sguardo verso i piccioni è cambiato, ci sembrano più familiari.
Se vi capitasse di notare un pugno di penne scure incapace di volare, se potete, non giratevi dall’altra parte.
Camilla Lattanzi
amano l’acqua, farsi il bagno e lisciarsi le penne, come tutti i volatili, cm tutti noi. hanno un’Anima. e non dimentichiamoci che sono uguali ai colombi bianchi, quelli della ‘pace’. ma i colori, a questo mondo, hanno ancora troppa importanza.