di Francesca De Matteis
E’ da poco scattata la mezzanotte, le mie 24 ore di digiuno sono terminate, da un lato sono sollevata, lo ammetto, i morsi della fame nelle ultime ore sono diventati davvero fastidiosi ma allo stesso tempo rimane un senso di amarezza. Perché? Perché Davide sciopera ormai da 40 giorni, non oso immaginare come stia e in tanti lo stanno sostenendo, digiunando un giorno a testa.
Possibile che nemmeno un gesto così “estremo” riesca a smuovere la situazione, possibile che le persone non vengano in qualche modo colpite da un atto del genere? Quando ho parlato dell’iniziativa ai miei colleghi di lavoro, a conoscenti e parenti molti di loro hanno avuto una reazione che decisamente non mi aspettavo, ovvero poca sorpresa e soprattutto poca curiosità riguardo alla tematica.
Eppure stiamo parlando degli animali che più di tutti consideriamo, come si dice?, il miglior amico dell’uomo. E menomale che lo consideriamo il migliore amico dell’uomo mi vien da dire!
Ho avvertito molta rassegnazione da parte loro, un senso di impotenza, come a dire “ormai cosa vuoi aspettarti? Le cose andranno sempre peggio in questo mondo”. Ma perché la gente ha smesso di credere che le cose possano cambiare, perché crediamo che se oggi è tutto uno schifo dovrà essere così per sempre?
Questa giornata per me è stata molto più “proficua” di quanto mi aspettassi. Mi sono sentita molto più vicina a Davide e alla causa. Mi sono resa conto di come diamo importanza a cose che in realtà di veramente importante hanno ben poco. Se tutti credessero ai propri ideali come ci crede Davide – e non lo dico per fare retorica – le cose cambierebbero. Dobbiamo solo crederci fino in fondo!
Forza Davide e che la tua battaglia per la liberazione dei cani dalle catene dia inizio alla liberazione di tutti gli animali.
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