Torniamo a parlare del manifesto “contropubblicitario” che ha fatto scandalo. Affisso a Grosseto, Pordenone e Torino, è stato preso di mira perché giudicato offensivo della comune sensibilità verso i bambini. Il Garante toscano dei diritti dei minori ha minacciato denunce e varie voci si sono levate in difesa dei bambini, che sarebbero stati strumentalizzati e vilipesi dall’immagine del bambolotto fatto a pezzi e messo in una confezione tipicamente usata per pezzi di animali (veri).
Ne abbiamo parlato con Adriano Fragano, uno degli attivisti dell’organizzazione “Campagne per gli animali” che ha ideato il manifesto. Adriano ha collocato il grande manifesto nel solco di un lavoro pluriennale che mira proprio a mostrare ciò che nella nostra società viene nascosto, ossia la sorte riservata agli animali non umani. E lo fa ispirandosi esplicitamente alle “pubblicità progresso” realizzate dagli enti governativi a scopi sociali.
Fragano affronta anche la questione degli effetti reali della contropubblicità sulle perse e in particolare di quella esposta a Grosseto e nelle altre città. La sua risposta è molto interessante: da un lato fa notare che lo “scandalo” serve proprio a far discutere e così portare alla luce verità nascoste; dall’altro che proprio il riferimento a “un totem della nostra società” come l’infanzia e legarlo alla condizione animale, fa scattare un interesse, un’attenzione che non esisterebbe se la contropubblicità mirasse – come si è fatto in passato – a suscitare compassione, tenerezza, empatia. “In quei casi – dice Adriano, che opera professionalmente nel campo della comunicazione – l’attenzione viene solo da chi ha già una predisposizione e un’attenzione alla condizione animale”.
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