Perle agli umani

6/1/2013 – “Guida il tuo carro sulle osse dei morti”, di Olga Tokarczuk

Il libro di cui parleremo oggi coniuga due delle mie più viscerali passioni, quella per i gialli e quella per gli animali, umani e non ovviamente. Proprio per questi motivi “Guida il tuo carro sulle ossa dei morti” della scrittrice polacca Olga Tokarczuk – edizioni Nottetempo 2012 – mi è stato regalato da una carissima amica – Doretta che, colgo l’occasione per salutare.

La protagonista e voce narrante del libro è Janina , un’anziana e sofferente signora che dopo aver girato il girato il mondo vive in un remoto paesino della provincia polacca, in mezzo ai boschi, e  sbarca il lunario insegnando inglese ai bambini e facendo la guardiana alle case acquistate per le vacanze e disabitate durante il lungo e rigido inverno un personaggio profondo e drammatico che impariamo a conoscere e amare pagina dopo pagina. Janina è vegetariana, ama la zuppa di senape, ed ha alcune grandi passioni: fare gli oroscopi, dare nuovi nomi ad amici e nemici, tradurre in polacco William Blake (da qui il titolo del romanzo) . Ma soprattutto Janina ama gli animali e odia gli umani che li perseguitano e li uccidono, in primis i cacciatori. Per questo passa il tempo cercando di impedire le battute di caccia nella valle, sabotando le tagliole e rimuovendo le trappole dai boschi. Una vita non semplice per chi vive in mezzo a compaesani mangiatori di carne, preti che predicano la caccia e il dominio dell’uomo sul creato e allevatori di volpi da pelliccia.

 

Come tutti i gialli che si rispettino “Guida il tuo carro… “ si apre con una morte sospetta quella di un vicino di Janina, da lei soprannominato, “Piede Grande”, un bracconiere morto soffocato con un osso della cerva che stava mangiando. Si tratta solo della prima di una serie di morti misteriose su cui la polizia inizia a indagare. Morti su cui Janina ha una singolare teoria: si tratterebbe di omicidi compiuti dagli animali selvatici, decisi a vendicarsi degli uomini che li torturano e li uccidono. Pian piano la teoria si diffonde nella valle, insieme alla paura. Fino al finale, ovviamente con sorpresa.

 

Attraverso la forma del giallo, che come spesso accade è solo un pretesto, accompagnati da una carrellata di personaggi tratteggiati con originalità e ipassione, Olga Tokarczuk ci ci porta a riflettere sull’amore e sulla vendetta,  sulla violenza ma soprattutto sul rapporto tra uomo e natura, sulla responsabilità nella sofferenza che noi umani provochiamo agli altri animali e anche a noi stessi.

 

Per incuriosirvi eccovi dunque un brano del libro. Il passaggio in cui Janina, dopo la scoperta nel bosco dell’ennesimo cinghiale trucidato da un cacciatore, decide di andare alla polizia per denunciarne l’omicidio. Ne nasce un’appassionata invettiva contro la caccia e contro un mondo che ha perso il senso dell’amore e della compassione. Buona lettura da Beatrice Montini

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