di Mariella Stefanoni
Quando Camilla m’ha detto di scrivere la mia esperienza di digiuno ho pensato a quante volte l’ho fatto, nella mia vita, per motivi salutistici. Ed ho anche pensato che, da quando ho la distrofia, non l’ho mai fatto se non prima di esami, operazioni e altre cose del genere. E poi ho anche pensato che quando mi diagnosticarono l’ennesima malattia, la distrofia, ero a pezzi: una tegolata… dopo le altre, pensavo di aver già dato. Invece no, e la distrofia voleva dire, in buona sostanza: “Niente figli se non con rischi enormi” (per me, ma sarebbe stato superabile, e per il bambimo, che avrebbe potuto prendere da me la malattia e morirne da piccino).
Eh già… ma veniamo al punto: ‘sta tegolata, quando è arrivata?? Quando io e il mio compagno avevamo comprato da pochi mesi la nostra prima casa: ed era una casa vera!!! Grande, giardinone, e tutte quante le cosine al loro poso. L’avevamo ristrutturata, avevamo creato due camere spaziose, perché si sa, io di figli ne volevo in quantità, ed avevamo perfino già messo un’altalena su uno splendido gelso che svettava sereno in giardino. Ed ovviamente eravamo subito corsi al canile ad innamorarci di tant* amic*… Ma la scintilla era scoccata al volo con lui, Paco, che ora invece di starsene tutto solo in una gabbietta poteva giocare con noi, stare con noi, scorrazzare in un bel giardino, e far pipì sulle bellissime piante che tentavo di far star bene in casa!
Ecco…dopo 3 mesi dall’esserci andati a vivere, la tegolata.
E grazie a chi me la sono cavata ? Sì, il mio compagno, la mia famiglia, bla bla bla, ma mica avevo qualcuno accanto 24 ore al giorno… tranne lui, Paco. Accanto a me c’era sempre lui, lui che capiva tutto, che quando piangevo si metteva con il musetto sulle mie gambe, quando smettevo mi leccava via dal viso tutte le lacrime, quando urlavo s’avvicinava, timido e rispettoso, e si strusciava delicatamente sulla mia gamba.
Paco che quando non dormivo improvvisamente saliva al piano superiore e mi veniva accanto, come se sentisse la mia pena. Paco. Paco che ora non c’è più, ma che ha lasciato tanto, tantissimo. A prima di lui ci sono stati altri amici, così come a lui sono succeduti Arno, Biba, e Kyra, ma lui resterà sempre lui, che nessuno potrà mai sostituire. Come nessuno potrà mai sostituire gli altri e le altre amic* a 4 zampe che abbiamo avuto, non sia mai!
E resta il fatto che nel mio album di fotografie numero 4 (mi pare, sono dei quadernoni di scuola dove incollo le foto e scrivo le didascalie), a gennaio 2001 ci siamo io e Paco ritratti sul divano, insieme, uniti. Io depressissima e lui pure. Ed è grazie a Paco se ho sopportato tante cose, se ho riso milioni di volte, se ho pensato che sì, “restiamo animali” anche noi, perché loro un’anima ce l’hanno: siamo forse noi “umani” che non la troviamo più.
E con Paco alla catena, cosa… ma no ! E’ impensabile !!!
Basta davvero!
E questo digiuno a catena sarà ben poca cosa, in confronto al digiuno ad oltranza di Davide, ma è per dirlo forte, per gridarlo, con le mail e col digiuno, coi pensieri ed insieme ai nostri amici a 4 zampe (che poi ce l’abbiamo anche noi, 4 zampacce…): BASTA!
Basta maltrattare gli animali, basta regalarli a Natale, come fossero pupazzi, ai propri figli, salvo poi accorgersi che ooops ! Fanno pipì e cacca anche loro?!? E che magari in vacanza bisogna spendere di più e cercare altri posti perché non dappertutto “accettano” gli animali (che espressione terrificante), e che gli animali, esattamente come noi, hanno bisogno ed hanno il diritto di interagire, di relazionarsi, di giocare, di essere arrabbiati, di combinare disastri esattamente come noi sbagliamo.
E basta mangiarli, per favore: cosa ci vuole, più che un po’ di coscienza ed amore, oltre ad emeriti scienziati e studi e pubblicazioni e dimostrazioni inconfutabili che senza derivati animali la nostra alimentazione è quello che serve al nostro corpo e al nostro spirito?
Ed è quello che serve al corpo e allo spirito dei milioni di creature che ogni giorno soffrono e vengono sfruttati e uccisi per questa sorta di cannibalismo mascherato da “abitudine sociale”. Ma che abitudine sociale e abitudine sociale, smettiamola di prenderci in giro!
Insomma, basta davvero.
Io non sto soffrendo per questo digiuno… è da un po’ che mangio poco (per salute, mica per diventare una modella :-), ma questo digiuno mi sta facendo riflettere ancora di più, mi sta facendo sentire Paco vicino, mi sta dando forza e non debolezza. Mi sta facendo sentire sentire parte di qualcosa, mi sta facendo sentire che ci sono anch’io, in questa lotta importante, che ci sono altre persone che la pensano come me e che insieme possiamo farcela.
Insieme.
(redazione: sono andata fuori tema?)
Un abbraccio a Davide e a tutt* i/le digiunant*…spargiamo la voce.
Mariella
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