Remo Ceserani, Danilo Mainardi, L’uomo, i libri e altri animali. Dialogo tra un etologo e un letterato. il Mulino, 2013
Recensione di Camilla Lattanzi
Cos’avranno da dirsi un biologo-etologo e un critico letterario al punto da scrivere un libro a quattro mani?
E’ in libreria “L’uomo i libri e altri animali” di Remo Ceserani, studioso di letteratura comparata, e Danilo Mainardi, etologo, divulgatore scientifico e presidente dell’Unione atei razionalisti e agnostici.
Mainardi è famoso per avere provato che anche le specie animali posseggono in certa misura la capacità tipica dell’uomo di produrre e trasmettere cultura, di trasferire, cioè, da un individuo ad un altro, soluzioni di problemi e innovazioni.
Il libro è strutturato come una successione di epistole, nelle quali i due autori duettano facendosi domande, ponendo questioni, abbozzando ipotesi o comparazioni che spaziano dall’umanità al mondo animale facendoci capire quanto poco sappiamo degli altri abitanti di questo piccolo pianeta. Eppure tutti i grandi filoni del sapere hanno in comune l’osservazione della Natura: antichi filosofi, musicisti, poeti scrittori e naturalmente scienziati di ogni genere. Ciononostante, la cultura umana è talmente concentrata su un’unica specie ovvero la nostra, che è un vero piacere e uno stimolo nuovo per la mente leggere un libretto come questo, nella sua innovativa forma di divulgazione scientifico-letteraria, attraverso la quale gli autori ci insegnano a conoscere meglio prima di tutto noi stessi.
Il libro spiega molto bene qual è la differenza tra un letterato e uno scienziato: all’umanista interessa solo la cultura, forse sarebbe meglio dire la storia culturale, della specie umana. Lo studioso di biologia invece ha uno sguardo che si allontata di 4 milioni di anni, momento in cui le prime forme di vita sono apparse sul nostro pianeta, e la sua attenzione si concentra sul gioco sempre meno misterioso ma ancora largamente sconosciuto dell’evoluzione, della differenziazione e della complicazione di queste forme di vita, con il loro rigoglio, le crisi, gli equilibri e gli squilibri, le estinzioni le nuove comparse e i mescolamenti.
In questa storia la specie umana non è mai la protagonista assoluta ma solo una specie tra le tante, che sta facendo la sua breve comparsata come tante altre hanno fatto prima di lui.
Nel testo si affrontano i massimi sistemi ponendo grandi domande su comunicazione, cultura, paure, aggressività e violenza.
Ma si sta anche nel micro, per esempio ci si chiede se il canto degli uccelli sia solo funzionale o anche esteticamente consapevole e compiaciuto, si scopre che i pesci hanno rapporti di vicinato, che i delfini si chiamano per nome, che i colombi viaggiano per chilometri e chilometri collegando la posizione delle costellazioni con il momento dell’anno e del giorno in cui compiono l’impresa.
Leggendo di queste imprese ci si sente un po’ ridicoli a separare la specie umana dal resto del mondo biologico.
Infine si parla di libri, di tanti libri, da Umberto Eco a Eben Eibensfeld, da Bauman a De Waal, da Freud a Fukuiama, dal Manifesto del Partito Comunista al Manifesto per la coscienza degli animali. E si parla di libri perché l’uomo è l’animale più culturale di tutti, quello più specializzato a livello della sua biologia, per produrre cultura. I suoi prodotti culturali quindi non sono qualcosa di scisso dalla sua biologia, ma un’espansione, una parte staccata ma non indipendente del suo fenotipo comportamentale
buona lettura!
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