Un nostro amico e ascoltatore, Andrea Oleandri, ci ha segnalato il caso di un sussidiario per le scuole elementari contenente una visione della vita animale (nella fattispecie un maiale) che ci ha fatto sobbalzare. Secondo gli autori del volume, mentre una pianta conclude il suo ciclo vitale seccando, quindi con la morte naturale; un maiale finisce il suo percorso esistenziale in forma di prosciutto.
Ne abbiamo parlato con Annamaria Rivera, che ci ha dato la sua analisi di tanto orrore, osservando che gli elementi inaccettabili sono due: non solo la “naturalizzazione” del destino di oppressione ed eliminazione inflitto ai maiali nella nostra parte di mondo, ma anche la mancata considerazione che nella nostra società – anche fra i carnivori – vivono persone – di religione ebraica e musulmana – che hanno del maiale e delle sue carni una visione diversa da quella proposta nel libro.
Qui le considerazioni di Andrea Oleandri nel suo blog.
Qui sotto la nostra lettera aperta all’editore.
Gentili signori delle Edizioni Il Capitello
abbiamo letto e osservato i disegni della pagina 110 “Non basta che si muovano” del vostro testo In fondo al mar per la III elementare.
La pagina tratta, fra l’altro, del ciclo della vita di un maialino illustrandone le varie fasi: nascita, crescita, riproduzione, invecchiamento, morte e… la sua trasformazione in prosciutto.
Ma quel ciclo di vita è un’illusione, una fantasia, un’invenzione perché la vita di un maialino non segue la legge biologica ma è costretta all’ineluttabile destino che gli umani hanno decretato… fino allo scherno finale.
Come se la vita di questo animale non possedesse un valore intrinseco come tutte le altre vite ma fosse una vita che l’uomo può manipolare a piacimento e, anche se nella realtà è questo che avviene, si racconta al bambino una favola, si induce in lui il pensiero che esista un processo naturale con la crescita, l’invecchiamento e la morte conseguente, mentre sappiamo bene che l’invecchiamento non esiste (la vita media di un maiale è un anno) e che la morte avviene in modo brutale e violento.
Il bambino che ascolta la favola, crederà che la vita del maiale sia una fase del prosciutto e non potrà mai riconoscere l’animale come essere senziente. Si allenerà all’indifferenza, all’accettazione acritica, all’incapacità empatica, a disconoscere quindi il fondamento dell’amore, dell’amicizia, del rispetto, della solidarietà.
Sarebbe almeno onesto non aggiungere scherno all’invenzione, raccontare al bambino che quello che voi illustrate non è il ciclo della vita ma sarebbe stato il ciclo della vita, che potrebbe essere il ciclo della vita solo se questa vita l’uomo la lasciasse vivere.
Vi suggeriamo una riflessione.
Restiamo animali
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