Oggi anziché di un libro parliamo di una rivista. Si tratta di Liberazioni, un trimestrale attualmente al terzo anno di attività e che si dichiara Rivista di critica antispecista. Questa rivista è uno strumento prezioso per chi si muove in ambito animalista: è uno spazio di riflessione teorica ma anche un luogo in cui vengono esaminati e discussi i comportamenti del movimento animalista e antispecista.
Se dovessimo indicare la principale caratteristica di questa pubblicazione, diremmo che ha la vocazione a muoversi in un territorio di frontiera, un passo leggermente avanti rispetto alla prassi e all’elaborazione più diffuse, con tutto quanto ciò comporta: una speciale capacità di critica radicale, grazie alla programmatica intenzione di esplorare ciò che la pratica e il pensiero possono offrire, ma anche il rischio di non essere compresi o d’essere troppo radicali nei giudizi. Liberazioni si muove in quella zona dell’elaborazione e dell’attivismo in cui la prospettiva della liberazione animale si unisce a quella della liberazione umana: è un antispecismo politico, fortemente proteso al cambiamento.
Prendiamo il numero più recente della rivista per capire meglio qual è la sua proposta. Le sezioni sono tre. La prima – “Officina della teoria” – nel numero della primavera 2013 ospita un saggio di Dario Martinelli intitolato “La F.I.S.S.A. e l’insostenibile leggerezza dello specismo”, dove Fissa è un acronimo inventato per indicare un”immaginaria Federazione intermnazionale per il sostegno alla superiorità antropica. E’ un lavoro che indaga sugli icnroci fra specismo e ricerca e che avrà una seocnda puntata in un successivo numero della rivista. Il secondo saggio è di Antonio Volpe e si intitola “Un esserci animale?”, il terzo – “I cani, la domesticazione e l’ego” – è di Gary Shapiro, docente di filosofia all’Università di Richmond negli Stati Uniti. Uno dei pregi importanti di Liberazioni è proprio la traduzione di contributi di pensatori e attivisti di altri paesi, con un’attenzione particolare al mondo anglosassone.
La seconda sezione della rivista – Territori delle pratiche – è quella più legata all’attualità e alla discussione interna al movimento animalista. Vi compaiono analisi e commenti alle strategie dei vari soggetti attivi nel nostro paese e all’estero. La critica è sempre argomentata, spesso puntuta, sempre proiettata verso il prossimo passo. Il mondo dell’animalismo, come è noto, è assai litigioso, e Liberazioni non sfugge certo alle polemiche e alle gelosie, ma difficilmente si leggerà un intervento affrettato o povero di contenuti.
Nel numero della primavera del 2013 i tetsi compresi in questa sezione sono due: uno è di Aldo Sottofattori – “Gli antispecismi e le loro pratriche” – ed è sia una risposta a un intervento di Marco Maurizi, altro protagonista dell’antispecismo italiano uscito dalla rivista tempo fa, sia una sorta di mappatura del movimento antispecista, un’entità in continua evoluzione. Il secondo saggio, firmato da Davide Majocchi e Marco Reggio, tocca un argomento molto delicato, ben evocato dal titolo dell’intervento: “Sfruttamenti etici, dagli allevamenti sostenibili alle cavie felici”.
Nella terza sezione – Tracce e attraversamenti – Adele Tiengo intervista Carol Adams, autrice statunitense che ha approfondito il legame fra oppressione delle donne e sfruttamento animale; abbiamo poi un saggio in cui Vinciane Despret, esperta di psicologia ed etologia, si domanda: “Si può mettere un animale in stato d’arresto?”; e un intervento di Emilio Maggio sull’ultimo film di Marco Bellocchio, “Bella addormentata”.
Come si vede Liberazioni non teme la sfida degli argomenti difficili, si misura con la filosofia ma si sporca anche le mani con ciò che concretamente avviene nel movimento animalista. Sia chiaro, non c’è da spaventarsi: la rivista è leggibile in tutte le sue parti, non è affatto riservata a pochi addetti ai lavori. Anzi. A noi pare che confrontarsi con Liberazioni sia un’occasione di crescita e di apprendimento, anche quando manca la piena condivisione delle posizioni e delle analisi. E forse proprio questo è il bello della sua proposta.
Fino a pochi numeri fa Liberazioni dedicava la sua prima pagina di ogni numero al celebre testo “Il grattacielo” di Max Horkheimner, quel testo che descrive il grattacielo formato dalle classi sociali e ii conclude dicendo che”Questo edificio, la cui cantina è un mattatoio e il sui tetto è una cattedrale, alle finestre dei piani superiori assicura effettivamente una bella vista sul cielo stellato”. Da qualche numero compare un testo di Jacques Derrida, “Pensare la questione animale”. La conclusione è questa: “Pensare la guerra in cui siamo non è solo un dovere a cui, volente o nolente, direttamente o indirettamente, nessuno potrebbe sottrarsi. Ora più che mai. E dico pensare questa guerra perché credo che sia in questione proprio ciò che chiamiamo pensare. L’animale ci guarda e noi siamo nudi davanti a lui. E pensare comincia forse proprio da qui”.
Discussion
No comments yet.