Confessioni di una mangiatrice di carne di Marcela Iacub
Medusa, 115 pagine, 10 euro
recensione di Camilla Lattanzi
“Ho passato quasi tutta la vita a mangiare carne. Sonno escluso, nessun’altra attività mi ha preso tanto tempo. Succulenti barbecue argentini, würstel tedeschi, pollastre francesi. spiedini giapponesi, hamón spagnolo tagliato a fette sottili. Adoravo inghiottire animali preparati secondo tutte le modalità delle culture umane. […] Adoravo succhiare la testa, gli occhi delle orate, così come attardarmi sul fegato, la carne e i muscoli che restavano attaccati alle ossa delle bestie terrestri”.
“Confessioni di una mangiatrice di carne” (ediz. Medusa) è il racconto autobiografico di Marcela Iacub, polemista e intellettuale franco-argentina. Un racconto a ritroso dentro una vita segnata dagli appetiti carnali
Impossibile per un onnivoro non immedesimarsi e sentire di avere o comunque di avere avuto qualcosa di fortissimo in comune con l’autrice. Forse anche per questo ho trovato il libro di enorme efficacia: perché parte dal punto di vista che a nessuno di noi è stato estraneo, per imposizione familiare, per cultura o per piacere abbiamo tutti fatto esperienza di succulenti piatti a base animale.
La confessione consiste in un fatto che l’autrice descrive come un EVENTO TRAGICO
“da quando l’evento tragico è avvenuto – continua l’autrice – la questione della carne, la questione di mangiare carne, di tutta la carne che ho mangiato, costituisce l’oggetto di tutte le mie preoccupazioni, delle mie letture e delle mie conversazioni”.
Ma cos’è accaduto a questa scrittrice argentina trasferitasi a Parigi, una donna colta e raffinata, e così passionale nel suo ardore carnivoro, così sicura di sé e convinta e carica di argomenti per supportare le sue idee, da dover un giorno guardare in faccia la realtà, da dover guardare negli occhi gli esseri di cui si nutriva, da dover fare i conti con il suo piatto in un attimo che avrebbe poi cambiato tutta la sua vita?
Gli eventi sono più di uno ma assieme concorrono a placare la sua ossessione per la carne spostando irrimediabilmente il suo punto di vista e il suo modo di valutare le relazioni persona-animale.
Il primo è il caso giudiziario di un pastore francese, Gerard X, e del suo rapporto d’amore con il suo pony, Junior, che gli viene sequestrato dal tribunale francese per ‘violenza’ e che porta l’uomo – disperato per questa separazione – a scontare un anno di galera oltre che a pagare una consistente multa. Questo fatto sconvolge la scrittrice, poiché ai suoi occhi appare illogico e irrazionale che un atto sessuale, venga punito così duramente, mentre invece l’uccisione in massa di milioni di animali e il loro doloroso sacrificio nella vivisezione continuano a non venire messi in discussione, considerati – come sono – eventi naturali, fatali, oltre che perfettamente legali.
Il secondo evento che sensibilizza la scrittrice è la lettura di Plutarco: “Tu vuoi sapere secondo quale criterio Pitagora si astenesse dal mangiare carne, mentre io mi domando con stupore in quale circostanza e con quale disposizione spirituale l’uomo toccò per la prima volta con la bocca il sangue e sfiorò con le labbra la carne di un animale morto”. Ci fu dunque un inizio anche in questo che, per alcuni, è l’origine di tante questioni che si legano alla aggressività e alla violenza che l’uomo esercita verso i propri simili.
“Plutarco ci mostra che è sufficiente esaminare le cose come sono veramente, per comprendere che la carne, che il concetto di carne è in sé una falsificazione, una menzogna, un inganno, che la carne non esiste. La parola CARNE maschera un assassinio. ‘Carne’, è il nome che viene dato agli animali che avete ucciso, alle vostre vittime”.
3) Un altro tassello fondamentale della conversione dell’autrice è la scoperta della curiosa complementarietà tra lei e il suo cane.
Interrogandosi sul suo smodato amore per la carne, Marcela Iacub accompagna il lettore attraverso le grandi questioni che riguardano questo lussurioso alimento nelle varie culture: l’uccisione degli animali, il loro sfruttamento, le contraddizioni di coloro che amano certe specie animali mentre ne massacrano altre, le relazioni rivelatorie con certi individui di altre specie, e non solo.
La sapiente scrittrice tocca anche i tabù della ‘cultura della carne’ come il cannibalismo ad esempio, dando sovente prospettive inedite al lettore che vede così il rapporto tra uomo e altri animali con occhi assolutamente nuovi.
L’autrice sfodera un’abilità del pensiero e un armamentario narrativo provocatorio, urticante, pornografico, paradossale, mettendo a dura prova l’inerzia abitudinaria e pigra del pensiero specie riguardo a uno degli atti più scontati e nello stesso tempo più simbolici e pregni di cultura del nostro quotidiano: il rapporto con un cibo.
Da appassionata divoratrice di carni di tutti i tipi, Marcela Iacub ha sentito il bisogno di raccontare una maturazione che l’ha condotta a cambiare “barricata”, smettendo di essere carnivora.
Uno dei saggi più brillanti sul rispetto degli animali, da una intellettuale che si è messa in luce negli ultimi anni all’interno della cultura femminista, per le posizioni controcorrente, sulla sessualità e la gestione del corpo da parte delle stesse donne.
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