Sabato primo dicembre è in programma a Roma una manifestazione nazionale contro l’impiego di animali nei circhi. Il titolo dell’iniziativa è “Scateniamo il diveritimento”, dove il concetto di scatenare va naturalmente inteso come una liberazione dalle catene che tengono gli animali segregati e sottoposti a crudeli torture in luoghi ufficialmente deputati al divertimento.
L’appuntamento di sabato coincide, e non è certo un caso, con l’udienza concessa dal papa Benedetto XVI all’Ente nazionale circhi, l’organizzazione che riunisce le imprese circensi, la gran parte delle quali – ma non tutte per fortuna – continuano a imperniare i loro spettacoli sullo sfruttamento di animali esotici e non.
Questa manifestazione giunge in un periodo particolare, perché nelle ultime settimane si sono moliplicate le ordinanze di sindaci e le prese di posizione di consigli comunali contro l’impiego di animali nei circhi e a favore di spettacoli cruelty free, questi sì davvero innovativi, anmche sul piano etico.
Ricordiamo il decreto di espulsione inflitto dal sindaco di Imola, Daniele Manca, al circo Martini all’indomani della morte delle giraffa Alexandr sfuggita per qualche ora alle catene, e il divieto di spettacoli con uso di animali stabilito pochi giorni dopo dal sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, alla vigilia dell’arrivo in città dello stesso circo Martini.
Il sindaco di Brindisi, Mimmo Consales, che abbiamo intervistato in una passata puntata, a sua volta ha ordinato il divieto di impiego di animali in sagre, fiere e circhi. Ultimo in ordine di tempo, il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, che ha annunciato un’ordinanza per vietare l’uso di animali nei circhi a partire dal 2013.
Così Zedda ha spiegato la sua selta: “Non amo il concetto di gabbia, non amo vedere animali ingabbiati. Ho avuto modo di incontrare i rappresentanti della Lav e del gruppo Cani Sciolti che insieme ad altri portano avanti da tempo una battaglia civile che non è contro il circo ma contro l’utilizzo di animali nei circhi. Condividiamo tutti che la tradizione e l’arte circense possano continuare a vivere e meravigliare anche e soprattutto grazie al lavoro degli artisti, secondo quel filone che prende il nome di Nuovo Circo”.
Sta insomma crescendo una nuova sensibilità attorno allo spettacolo circense tradizionale. Il suo anacronismo è sempre più evidente e stanno cadendo gli argini legali che in passato hanno impedito alle amministrazioni locali di prendere provvedimenti di divieto. E’ assai probabile che le ordinanze di Brindisi, Cagliari e le altre che verranno, saranno contestate sul piano legale dalle imprese circensi, che sanno di operare su un terreno ambiguo, che al momento in verità le favorisce, poiché le leggi di protezione degli animali e i princìpi di rango costituzionale, come l’articolo 13 del Trattato di Lisbona che stabilisce di “tenere pienamente conto delle esigenze di benessere degli animali in quanto esseri senzienti”, sono poi affievoliti dal fatto che si ammettono eccezioni pressoché infinite, in nome delle tradizioni, degli usi religiosi e così via.
Ma la partita è più che aperta anche sul piano legale e le ordinanze dei sindaci lo dimostrano: la cultura sta cambiando, nuove consapevoleze si diffondono e il triste spettacolo di elefanti, leoni, scimmie segregati e costretti a comportamenti umilianti e innaturali, è ormai rifiutato dai più per la sua crudeltà, la sua volgarità.
Annamria Manzoni, la psicologa animalista, in uno dei suoi libri si sofferma su un aspetto dello spettacolo circense con animali e cioè sulla sua funzione antieducativa: l’idea che la sofferenza e l’umiliazione, il rendere grotteschi individui perfettamente consapevoli di quel che gli accade e tuttavia costretti con la forza e la tortura ad esibirsi in modo osceno, è un allenamento all’indifferenza per la sofferenza altrui.
“Rispetto all’infanzia – dice Annamaria Manzoni – il mondo adulto solletica nei bimbi l’espressione di un atteggiamento affettuoso verso le bestie, contestualmente li educa ad abitudini che ripercorrono e cronicizzano il quotidiano asservimento e sfruttamento perpetrato a loro danno”.
L’Ente circhi con la sua visita in Vaticano sembra cercare una legittimazione morale che non può certo venire dal capo della chiesa cattolica, rimasta fedele a una stanca tradizione di assoluta indifferenza per la vita e la dignità degli animali non umani.
Liana Orfei, esponente della nota famiglia circense, in un libro ha scritto una frase che ne rivela la sua totale incomprensione per la dignità della vita: “La iena – scrive la Orfei – non la domi mai perché non capisce. Puoi punirla cento volte e lei cento volte ti assale e contoinua ad assalirti perché non realizza che così facendo prende botte mentre, se sta buona nessuno le fa niente”.
Come non ammirare la iena che si ribella e come non riconoscere, nelle parole di Liana Orfei, l’immoralità di una visione tanto cieca e violenta del rapporto con gli animali?
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