Un detenuto tunisino di 25 anni, con problemi psichici, si e’ impiccato il 30 luglio nel carcere di Regina Coeli. Il giorno dopo a Praga, un gorilla è stato ritrovato appeso, con una corda avvolta attorno al suo collo. Due storie di detenzione e di incuria dato che in entrambi i casi la tragedia poteva venire evitata. Non ci piacciono le carceri, ma gli zoo hanno l’aggravante di ospitare creature del tutto innocenti.
Tatu, nato il 30 maggio del 2007, è stato aiutato da Kamba, un altro gorilla, che cercava di liberare l’amico quando gli zookeepers sono arrivati sulla scena. Potrebbe essersi trattato di un tristissimo suicidio ma anche di un tragico incidente. Le corde infatti vengono considerate arricchimento ambientale, e vengono inserite nelle gabbie per permettere agli animali di allenarsi e muoversi, con la retorica del rispetto della loro etologia. Ma è evidente il limite di questa retorica: l’interno della stanza dov’è accaduto l’incidente mortale non era fornito di telecamere per cui non è chiaro cosa sia successo esattamente. Il direttore dello zoo Miroslav Bobek ha detto che “la morte di Tatu è l’evento più tragico avvenuto allo zoo dopo le inondazioni dal 2002 che uccisero oltre 100 animali”. Tra l’altro lo zoo ha ancora sei gorilla, che sono gli animali più popolari tra i visitatori.. Sarebbe l’ora di dichiarare fuorilegge tuti gli zoo del mondo, impedendone ogni allargamento e cercando di re-inserire in riserve e santuari gli ex-carcerati.
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