Dal sito dell’Enpa
Curare i pet è diventato un costo insostenibile per le famiglie italiane, già duramente provate dalla crisi e da un carico fiscale estremamente oneroso. L’attuale normativa prevede infatti che i veterinari non possano prescrivere ai loro pazienti animali farmaci per uso umano nel caso in cui siano disponibili medicinali veterinari – più costosi – con le stesse indicazioni terapeutiche.
Secondo quanto calcolato dalla Protezione Animali, in alcuni casi il passaggio dai medicinali umani ai farmaci veterinari comporta in alcuni casi un aggravio ben superiore al 100%. Il costo della ranitidina (gastroprotettore per ulcera), ad esempio, è aumentato da 8,59 a 16 euro; quello delle cefalosporine (un potente battericida) da 3,9 euro a 27,5, mentre il Benazepril – un farmaco indicato per l’insufficienza cardiaca – è passato da 7,76 euro a 18,9. Si tratta naturalmente di costi relativi alla singola confezione e non all’intera durata della terapia che può anche prolungarsi nel tempo e che in alcuni casi può essere prescritta per l’intera vita del paziente.
«Condividiamo la necessità di garantire maggiore sicurezza ai pazienti animali, ma non comprendiamo il motivo per cui nel nostro Paese i farmaci veterinari abbiano costi così esorbitanti, che riteniamo ingiustificati», dichiara l’Enpa che prosegue: «Per questo apprezziamo l’iniziativa promossa dal PD toscano e dalla Senatrice Silvana Amati – una raccolta di firme per l’introduzione dei farmaci generici veterinari – che va nella direzione da noi auspicata di combattere il “caro-farmaci” per i pet». (28 agosto)
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