di Lorenzo Guadagnucci
Questo è il mio nuovo libro uscito da poco. Racconta il legame che c’è fra il concetto di giustizia e la “questione animale”, ossia la necessità di considerare la liberazione animale come un obiettivo primario per incamminarsi verso una società più giusta. Il libro è una specie di racconto di come sono arrivato a questa persuasione, con grave ritardo rispetto ai miei stessi presupposti: sono vegetariano da più di 25 anni ma fino a poco tempo fa consideravo questa mia scelta come una semplice questione personale, una mia sensibilità privata.
Col tempo, impegnandomi nella tutela dei diritti civili e nell’antirazzismo, ho compreso che la sottomissione degli animali, la loro segregazione e il loro sterminio quotidiano, sono una componente essenziale di quelle logiche (e strutture) di dominio che producono razzismo, sopraffazione, discriminazione.
Mi sono anche persuaso che la società attuale, al momento proiettata verso l’autodistruzione, passando per un inferno di diseguaglianze, potrà cambiare solo ripensando la posizione dell’umanità nel pianeta, quindi rispetto alla natura e agli altri animali. In questo quadro, la liberazione animale è una strada che conduce a una profonda trasformazione sociale: l’una cosa è impensabile senza l’altra.
A ben vedere è proprio quel che si intende quando si parla di nonviolenza, una visione del mondo che ha come presupposto la non sopportazione per le ingiustizie della società presente e come prospettiva la lotta per portare più giustizia e più uguaglianza nel mondo. Non è un caso se Aldo Capitini includeva gli animali all’interno della sua concezione nonviolenta e se fu il fondatore della Società vegetariana italiana. Diceva Capitini che i socialisti – e lui era profondamente socialista, nel senso più pieno del termine – non possono che lottare in favore degli animali, essendo questi i più oppressi fra gli oppressi.
Un concetto analogo a quello espresso da Isaac Bashevis Singer, scrittore in lingua yiddish e premio Nobel per la letteratura, secondo il quale la lotta per la liberazione animale è la forma più pura di difesa della giustizia sociale, perché gli animali sono i più vulnerabili di tutti gli oppressi.
In questo libro ho raccontato il mio passaggio da vegetariano a vegano e soprattutto il mio incontro con l’animalismo e in particolare con l’antispecismo, la forma più matura e convincente di animalismo politico. Un passaggio che ha comportato qualche complicazione e un po’ di incomprensioni, ma che è molto promettente per il futuro. Dà molta materia di discussione e parecchi spunti di approfondimento.
Il problema è che spesso gli interlocutori si sottraggono e preferiscono evitare l’argomento, che suscita sovente diffidenza e avversione, perché di fronte a chi ha compiuto la scelta vegana ci si può sentire giudicati, si può avere la sensazione di essere osservati dall’alto di un piedistallo. E’ una dinamica alla quale si deve sfuggire, perché il cuore della questione non è il regime alimentare individuale, ma la questione animale, cioè il trattamento crudele e ingiusto cui sono sottoposti, nella nostra società, gli altri animali, un destino infame che siamo indotti a ignorare o ad osservare con leggerezza e cinismo.
In Restiamo animali affronto tutte le implicazioni – spesso complicate – dovute al mio cambiamento di prospettiva: sono diventato vegano, ma soprattutto ho smesso di pensare che la mia sia una scelta puramente privata e di semplice natura alimentare. Sono convinto che valga la pena battersi per la liberazione animale e che la prospettiva stessa dei diritti umani sia ormai insufficiente. Prefersico parlare di diritti del vivente: questa sì che è una visione rivoluzionaria. E c’è ancora tanto da fare e da imparare.
Ho raccontato quindi il percorso compiuto per raggiungere i miei attuali convincimenti, attraverso molte letture e l’incontro con alcuni personaggi che hanno avuto un ruolo importante per la crescita della coscienza animalista nel nostro paese. E racconto anche alcuni episodi, alcuni incontri legati alla trasmissione “Restiamo animali”, una delle cose più originali e divertenti che mi sia capitato di fare in questi anni.
Non mi pare che “Restiamo animali” sia un libro noioso e neanche inutile, ma dovrà ovviamente giudicare chi avrà l’occasione di leggerlo.
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Pingback: Cibi e Bici. La sostenibilità si mangia | Bici al Pesto - 6 Novembre 2014