Il Comitato animalista di Prato informa che la Provincia di Prato sta per attuare un
cosiddetto piano di abbattimento selettivo delle nutrie. I tecnici dell’ente dicono che il
numero di nutrie presenti sul territorio è eccessivo e che le tane scavate in prossimità dei
corsi d’acqua metterebbero a rischio la stabilità degli argini in caso di piena.
Sulle nutrie – è noto – si concentrano molte dicerie: si dice che siano veicolo di gravi
malattie, che scavino canali profondissimi, che attacchino le coltivazioni. La nutria è un
roditore originario del Sud America e fu introdotto in Italia negli anni Venti in
allevamenti finalizzati ad utilizzarne la pelliccia. Quando il mercato delle pellicce è
entrato in difficoltà, molti esemplari sono stati liberati e la nutria è entrata a far parte
della fauna selvatica.
Come riporta un accurato documento preparato dalla sezione fiorentina della Lav, la nutria è
un roditore dal carattere docile e in molti paesi, come gli Stati Uniti, è un animale da
compagnia. Scava cunicoli piuttosto brevi e superficiali ed non è affatto pacifico che siano
le sue tane a indebolire gli argini, minati piuttosto dalla rimozione della vegetazione e
degli arbusti spontanei. E nonostante le dicerie, non esistono casi documentati di malattie
trasmesse dalle nutrie agli esseri umani o agli animali domestici.
Gli animalisti pratesi hanno lanciato una petizione per chiedere al presidente della Provincia Lamberto Gestri di fermare il piano di abbattimento e di scegliere, se davvero necessario, tecniche alternative di contenimento, che sono facilmente accessibili e hanno effetti di lunga durata, fermo restando che la
protezione degli argini richiede soprattutto interventi di ingegneria naturalistica.
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