Ogni stagione venatoria comporta una strage di animali selvatici e anche l’uccisione e il ferimento di numerosi esseri umani, prevalentemente – ma non solo – cacciatori. Ogni volta che avviene un episodio – in Toscana ha avuto grande risalto la notizia di un uomo ucciso per errore a Fiesole dal padre – si ricorre allo stereotipo dell’incidente e della fatalità.
In realtà c’è ben poco di imprevedibile nel ferimento e nella morte di alcune decine di persone ogni anno, se non i nomi delle vittime di turno. L’Associazione vittime della caccia pubblica ogni anno un dossier che documenta gli “incidenti”, molte decine ogni anno. Ecco gli “incidenti” appaiono per quel che sono, un tributo di sangue umano pagato regolarmente per far scorrere il sangue di innumerevoli animali selvatici, sacrificati a una barbarie che ci si ostina a definire sport.
La lobby armiera è potentissima e i poteri politici, anche su questo punto coalizzati senza differenze percepibili fra centrodestra e centrosinistra, si ostinano a considerare lecita questa crudele e pericolosa pratica, incuranti di tutto, degli animali uccisi, del sangue umano versato e anche della volontà popolare (maggioritariamente contraria alla caccia, come si evince dai sondaggi e anche da quel che è avvenuto in Piemonte, dove si è arrivati ad abrogare la legge regionale pur di evitare un referendum).
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