Cittadina americana, nata da madre giapponese e padre statunitense, la biografia di Ruth Ozeki non si discosta da quella di Jane, la protagonista del suo romanzo di esordio, “My year of Meat”, tradotto in italiano col titolo “Carne”.
L’io narrante è appunto Jane Takagi-Little, una documentarista che accetta di lavorare ad una trasmissione per il pubblico giapponese sponsorizzata dalla BeefExport. Durante un anno di riprese di “mogli americane” intente a cucinare i loro piatti di carne, preferibilmente bovina, a poco a poco scopre un mondo fatto di integratori, medicine, ormoni compreso il DES oggi ufficialmente illegale in quanto cancerogeno, ma comunque usato dall’industria della carne per stimolare la crescita dei bovini.
Dall’altra parte del mondo c’è Akiko, moglie del rappresentante nipponico della BEEF-EX, costretta dal marito machista e violento a guardare “Una moglie americana!” in televisione e a cucinare le ricette presentate. Come Jane, anche Akiko farà un percorso di crescita individuale, riuscendo a ribellarsi al marito che vuole ad ogni costo un figlio da lei e riappropriandosi del proprio corpo e della propria vita.
Un romanzo che si fa leggere tutto d’un fiato, nonostante sia un vero e proprio documento di denuncia, con dati concreti ed inconfutabili. Seguendo le vicende umane delle due protagoniste e delle varie mogli americane incontrate da Jane per il suo lavoro, a poco a poco anche il lettore viene coinvolto nel percorso di conoscenza sulla realtà dell’industria alimentare statunitense. Ma è anche un romanzo molto umano, contro il razzismo e la violenza maschile coniugata in tutte le sue forme.
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