Qualche puntata fa abbiamo parlato dell’attivismo che si è creato attorno all’allevamento di cani beagle destinati alla vivisezione dell’azienda Greenhill in provincia di Brescia. Nelle cronache abbiamo poi sentito parlare delle 900 scimmie che la multinazionale Harlan, con sede a Corezzana in provincia di Monza, sta importando dalla Cina con tanto di autorizzazione Ministeriale. 104 di questi macachi sono sbarcati in Italia ai primi di Febbraio. Abbiamo anche accennato alla Direttiva Europea sulla vivisezione che è in discussione in IX Commissione al Senato
Vista la pressione dell’attualità abbiamo deciso di dedicare questa settima puntata di Restiamo Animali al tema della VIVISEZIONE, per capirne l’entità e le implicazioni, dando spazio al punto di vista animalista e antispecista.
Nell’Encyclopædia Britannica alla voce vivisezione si legge: “operazione su un animale vivo per scopi sperimentali piuttosto che terapeutici; più generalmente, qualsiasi esperimento su animali vivi“. In ambiente scientifico prevale invece l’uso del termine sperimentazione animale (insieme a ricerca animale e ricerca in vivo), preferito anche dai sostenitori di questa pratica in quanto privo di connotazioni emotive.
La legge italiana obbliga a testare ogni nuova molecola sugli animali prima di ottenere una autorizzazione alla messa in commercio. Qualsiasi sostanza destinata ad entrare in contatto con gli umani viene prima testata sugli animali nei laboratori: detersivi, farmaci, cosmetici, cibi, alcolici, fumo, diserbanti, acidi, armi chimiche e così via.
Si tratta di sottoporre gli animali a ingerire queste sostanze, venire contaminati da radiazioni, spalmare sostanze anche terribilmente corrosive nei loro occhi, inoculare loro virus, batteri, farli ammalare di cancro per poi tentarne la cura, procurare loro angoscia, stress o fratture, aprirli col bisturi ed asportare organi senza anestesia, modificarli geneticamente, cucire loro lo sfintere e gli altri orifizi, riutilizzarli più volte dopo averli già tormentati, e molto altro che non abbiamo il coraggio di dire…. È tutto legale? Sì purtroppo.
Nella nostra rubrica Animal House abbiamo intervistato Stefano Cagno, attivo nella L.I.M.A.V (Lega Internazionale Medici per l’Abolizione della Vivisezione) e nel comitato Equivita, che ci ha raccontato perché la Direttiva Europea in corso di recepimento in questi giorni non è un passo avanti.
Nell’Europa dei 27, nel corso del 2008 sono stati vivisezionati 12 milioni di animali (il numero preciso è: 12.001.022). Nel mondo i numeri sono impressionanti: si parla di 115 milioni di animali. Praticamente tutto ciò che vive, si riproduce e ha cuccioli può finire su un tavolo di laboratorio: non solo topi, ratti e conigli (circa l’80% del totale) ma cavalli, asini, furetti, cincillà, gerbilli, castori, marmotte, scoiattoli di terra, tassi, lama, volpi e foche, cinghiali, pipistrelli, talpe, bisonti, cervi rossi. Tra gli uccelli, anche le quaglie, i pappagalli e i canarini. E poi gli “animali da fattoria”: mucche, maiali, galline, pecore, capre. In Italia il numero di animali che soffrono e muoiono di vivisezione si aggira sui 900.000 ogni anno.
L’aspetto etico ed animalista della faccenda non tiene conto dell’aspetto utilitarista ovvero se anche la vivisezione avesse dei vantaggi per l’uomo, per noi non sarebbe comunque giustificata. Tuttavia fior di scienziati ci fiancheggiano sostenendo che la vivisezione non solo non sia essenziale all’avanzamento della medicina, della farmacologia e della scienza, ma che abbia arrecato danni alla salute umana e che sia interamente asservita all’industria, al carrierismo e al lucro.
Esiste la possibilità di finanziare metodologie alternative alla vivisezione, che Massimo Tettamanti chiama “tecniche scientifiche” o “tecniche umanitarie” e che si suddividono in due grandi categorie: METODI NON BIOLOGICI che fanno uso di epidemiologia, statistica, informatica, chimica, e ingegneria, e METODI BIOLOGICI che fanno uso di colture di batteri, cellule, tessuti o organi di origine umana.
Di questo abbiamo parlato con Claudia Benatti che ha pubblicato un’ inchiesta sui metodi alternativi alla vivisezione nel numero di Aprile di AAM Terra Nuova, sponsor di questa trasmissione.
La scienza che sposiamo noi animalisti antispecisti nonviolenti è quella di cui parla il professor George Russell, prof di biologia all’università di Adelphi ed editore della rivista Orion “Abbiamo bisogno di una scienza che si focalizzi sulla vita stessa e sulla pienezza degli organismi viventi. Se la biologia sviluppa un senso di meraviglia e rispetto per la vita, arricchisce lo studente che si porrà come obiettivo la preservazione e la protezione della vita stessa,dedicando se stesso a costruire un mondo migliore per tutte le specie, quella umana e quella animale.”
COSA POSSIAMO FARE?
• non fare donazioni alle associazioni per la ricerca medica che finanziano la vivisezione. Occhio a Telethon! Date un’occhiata a quello che rivela il suo stesso sito!
• comprare cosmetici e prodotti per l’igiene personale che non incrementano la vivisezione, quindi quelle quindi quelle che aderiscono allo standard ICEA/LAV o che fanno parte della lista VIVO del Comitato per un consumo consapevole.
• comprare cibo per animali non testato, cioè di marche che non praticano la vivisezione (la maggior parte delle marche che si trovano nei negozi di cibi per animali e nei supermercati effettuano vivisezione su cani e gatti).
• adottare un animale salvato dai laboratori di vivisezione
Un ottimo libro per orientarsi in uno shopping cruelty-free è la “Guida ai prodotti non testati sugli animali” di Antonella De Paola (Edizioni Cosmopolis)
Questa è una barbarie vergognosa sostenuta dalle industri del farmaco che intendono sperimentare sugli animali quali siano gli effetti iatrogeni dei farci (effetti collaterali) sugli umani (si fa per dire). Ebbene la diversa ontogenesi degli animali e3d anche la loro filogenesi non consentono con sicurezza quali siano gli effetti sugli uomini e la vivisezione non cambia l’esame degli organi interni dopo somministrazione, gli effetti si possono verificare anche su animali morti oppure in vitro: Io proporrei di verificare tali effetti somministrando le sostanze farmacologiche su i componenti del consiglio di amministrazione e su i grossi azionisti