[di G. Crovesio*]
Con un atto di pirateria politica senza precedenti, il consiglio regionale del Piemonte ha cancellato di fatto il Referendum sulla caccia, già stabilito per prossimo il 3 giugno. Questo risultato è il frutto della scientifica abrogazione delle Legge Regionale sulla caccia, votata ieri (3 maggio 2012) dal consiglio con 28 voti a favore (Pdl, Lega Nord, Udc), 18 contrari e un astenuto. Il provvedimento è nato da una ingegnosa proposta dell’assessore alla caccia, il leghista Claudio Sacchetto, 33 anni, candidato a sindaco di Cuneo, impegnato a far bella mostra di sé di fronte al suo potenziale elettorato.
Risultato: dopo 15 anni di attesa e mesi spesi in una campagna referendaria costosissima in termini di denaro, energie, tempo e mal di fegato, il comitato referendario, formato da otto associazioni tra cui la Lav, si vede costretto ad ingoiare il boccone avvelenato di una politica che diventa sempre più rappresentazione grottesca di sé stessa e di ristrette caste potenti e organizzate.
Non era mai accaduto che, per impedire l’espressione del voto popolare, un’istituzione democratica facesse carta straccia della legge su cui i cittadini erano stati chiamati ad esprimersi tramite referendum. Si tratta di un atto palesemente antidemocratico e potenzialmente pericolosissimo, che ha trovato la sua giustificazione mediatica nel fatto che il referendum avrebbe comportato un costo, e che in questo delicato momento storico non sarebbe stato possibile sostenerlo. Questa concezione della democrazia, proprio perché ci troviamo tutti immersi in una crisi economica profonda, apre la strada a possibili derive populistiche tali per cui chiunque potrà affermare, all’estremo, che siccome le elezioni comportano un esborso di denaro pubblico, allora tanto vale non farle più!
Ma è chiaro che i nostri rappresentanti istituzionali non sono interessati a questa trascurabile problematica, troppo concentrati a far valere le pulsioni patologiche di un manipolo di 30mila individui col mito dell’uomo delle caverne, piuttosto che la salvaguardia delle elementari dinamiche democratiche che regolano una cittadinanza di 4 milioni di persone.
A pagare questa follia politica saranno le tantissime persone che abbiamo incontrato in questi mesi di campagna referendaria e che avevano affidato a noi le proprie speranze, dopo decenni di soprusi patiti ad opera dei cacciatori. La pagherà cara Francesco, agricoltore di Novi Ligure, che continuerà a doversi rintanare nella propria abitazione ogni volta che le orde armate si avvicineranno troppo, facendosi beffe dei limiti imposti dalla legge; la pagherà cara la signora Luigina, pensionata della provincia di Biella, che negli ultimi anni si è già vista impallinare tre cani e due gatti dagli uomini in tuta mimetica; la pagherà cara Ignazio di Novara, che nelle campagne appena fuori città si è visto la morte in faccia quando due anni fa un proiettile gli ha trapassato il parabrezza; la pagherà cara Mattia, studente di Lanzo, che in questi anni, per essersi più volte opposto ai cacciatori nel suo territorio, ha subito ripetute minacce. La pagheranno cara tutti i cittadini, fatta eccezione per quei 30mila che continueranno a tenere sotto scacco, armi alla mano, un’intera collettività.
Ma più di tutti la pagheranno carissima quei milioni di animali che col referendum avremmo potuto salvare e che invece cadranno ancora vittime innocenti e inconsapevoli della follia omicida di uomini verdi col cuore di pietra. A questa idea non possiamo restare inerti e ora siamo ancora più inquieti, arrabbiati e determinati di prima. La caccia non è uno sport. La caccia è un abominio fuori dal tempo. Quindi ci batteremo ancora perché venga espulsa come merita dalla storia e dall’umanità.
*Gualtiero Crovesio (consigliere nazionale LAV)
La testimonianza di Eleonora, una attivista che ha seguito le discussioni in consiglio regionale: http://www.agireora.org/info/news_dett.php?id=1286
Il sito del comitato promotore del referendum: http://www.referendumcaccia.it
secondo me questi pseudo ambientalisti, prima di offendere gli altri dovrebbero guardarsi bene allo specchio e rispettare la passione altrui senza fare i paladini di una giustizia che è già contro il mondo venatorio