L’animalismo promuove la difesa degli interessi degli Animali. Chiunque oggi potrebbe – a ragione – definirsi animalista, e contemporaneamente nessuno riuscirebbe a dare una definizione puntuale e condivisa del termine “animalismo”. Cercheremo di sgombrare il campo dalle ambiguità delle sue diverse sfaccettature: zoofilia, protezionismo, conservazionismo, animalisti radicali, liberazionisti, antispecisti eccetera.
Consideriamone tre, che riteniamo le più consistenti
ZOOFILIA
Lo zoofilo vede il problema animale come strumento per perfezionare la natura umana, che si continua a ritenere come centrale e “superiore”. Amare gli animali rappresenta un modo per far raggiungere all’uomo la dimensione di benevolenza, bontà, compassione e felicità che rappresenta il più alto ideale morale umano. Questa prospettiva può avere risvolti positivi per gli animali, ma costituisce pur sempre un atteggiamento caritatevole ambiguo e paternalista, che continua a legittimare la proprietà e l’uso degli animali come mezzi per soddisfare i bisogni sociali. Gli zoofili non mettono in discussione l’allevamento e l’uccisione a scopo alimentare o la vivisezione. Si limitano ad affermare che occorre sostituire una condotta dura e disattenta con una condotta degna e rispettosa.
IL PROTEZIONISMO
I protezionisti guardano il problema anche dal lato della vittima, si riferiscono agli individui non-umani e riconoscono la contiguità della sua natura animale rispetto all’essere umano. Introducono l’idea che la società non possa limitarsi a concedere benevolenza, bensì debba imporsi degli obblighi verso gli altri animali, limitando le sue libertà. Ritengono utopistico o improbabile che la società umana possa nel breve abbandonare i suoi comportamenti di dominio e, ponendosi obiettivi di lungo periodo, sono disposti a trattare per migliorare le condizioni di vita degli animali in qualsiasi situazione di partenza si trovino. Questo li rende spesso oggetto di dure critiche da parte della corrente animalista cosiddetta “liberazionista”. Parallelamente i “protezionisti” si occupano di costruire nell’opinione pubblica sensibilità e rispetto, sperando che in futuro si traducano nell’abolizione degli allevamenti e dei laboratori.
L’ANTISPECISMO
L’orizzonte dell’antispecista non sono solo gli animali ma è la condizione del vivente in generale. Ritiene che tutti i viventi senza distinzioni posseggano diritti naturali non negoziabili. Rifiuta con energia la presenza dell’animale non umano nella società ritenendo che l’umano non abbia diritto di disporre degli animali non umani. Il suo attivismo è indirizzato alla inclusione dei diritti animali non già nella società degli uomini (come nel caso degli zoofili o dei protezionisti) bensì in un generale riconoscimento delle esigenze del vivente. L’antispecista è portatore di un nuovo paradigma, di un nuovo modello di società dove le differenze fra le specie, e all’interno della specie, non si traducono in rapporti di gerarchia e di dominio.
Discussion
No comments yet.