Variopinto allegro ma anche determinato e con le idee chiare sulle ragioni e i torti: è il popolo animalista che si è dato appuntamento a Roma il primo dicembre 2012 in occasione dell’incontro tra il pontefice Benedetto XVI e le famiglie dei circensi che lavorano con gli animali.
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La redazione di Restiamo animali ha marciato al fianco degli animalisti e antispecisti nel corteo e ha raccolto le voci dei manifestanti, cercando di rappresentare la diversità dei contenuti e degli stili di comunicazione delle tante persone che, partendo dalle più svariate zone d’Italia, hanno ritenuto giusto e importante dare un contributo per farla finita con lo spettacolo degradante degli animali in catene.
Animalisti e antispecisti hanno scelto quella data per chiedere un circo finalmente SENZA animali, per chiedere che venga messa definitivamente al bando la possibilità di catturare e commerciare animali selvatici provenienti da habitat completamente diversi per l’insensato divertimento di persone disinformate che non hanno alcuna idea di quello che comporta l’addestramento e la contenzione a vita per animali che nascono liberi in latitudini completamente diverse dalla nostra. Animali che trascorreranno la loro triste vita isolati dalla famiglia e dal branco, costretti con tecniche violente (fame, frusta, bastone e fuoco) a imparare esercizi per loro del tutto innaturali da eseguirsi in un momento caotico insopportabile per la loro indole e per la loro etologia. E che non appena mostreranno i primi segni del tempo verranno gettati alla stregua di immondizia, come tanti rifugi per animali selvatici ci hanno raccontato.
La scelta fatta da Benedetto XVI è in completa antitesi rispetto ai valori cristiani di empatia e rispetto di San Francesco d’Assisi che amava gli animali e parlava a ciascuno di loro sapendo cogliere valorizzare la loro specificità e dignità. La stessa cosa non si può dire di Ratzinger, che accetta di accarezzare davanti ai flash dei fotografi, a fini propagandistici, un povero cucciolo di leone tenuto in catene e visibilmente spaventato e fuori contesto, allontanato dalla sua mamma e dal suo branco. E’ dunque questa la difesa dei valori della famiglia proposta dal Pontefice della Chiesa Romana Cattolica e Apostolica, una difesa tutta antropocentrica che avalla il dominio e il potere dell’uomo su ogni altra specie, sorda e cieca rispetto alla violenza perfettamente rappresentata dall’espressione del leoncino nelle foto diffuse nel web dello scellerato incontro
Qui un dossier dell’ENPA risalente al 2007 (.pdf)
Qui un approfondito dossier della LAV dell’ottobre 2010 ricco di foto (.pdf)
Secondo il dossier della Lav (Lega Anti Vivisezione) del 2010 il numero dei circhi con animali, comprese mostre faunistiche itineranti e i circhi acquatici, sarebbe di circa 100 unità. Gli animali sarebbero più di 2.000, tra cui più di 400 equidi (per la maggioranza cavalli, ma anche pony e asini) e circa 50 zebre. Risultano anche un’ottantina di bovidi vari tra cui una decina di bisonti. E poi circa 140 tra cammelli e dromedari, 9 giraffe, una sessantina di lama, 6 rinoceronti, più di 20 ippopotami, più di 50 elefanti, una decina di orsi, 8 scimmie, circa 160 tigri, circa 60 tra leoni ed altri felini, 40 tra struzzi, emù, etc., circa 350 volatili (la maggioranza pappagalli, ma anche rapaci notturni e avvoltoi), più di 100 cani, una ventina di mammiferi marini (otarie, etc.), circa 60 pinguini, circa 400 rettili, tra cui 250 serpenti (prevalentemente pitoni, boa e anaconde) e 50 tra coccodrilli e alligatori, più di 200 i pesci stimati, in gran numero piranha. Il «divertimento» che offrono può essere un’emozione da poco, in certi casi se ne esce – e questo capita anche a molti bambini – con fitte di tristezza, con l’amaro in bocca. Vedere specie selvatiche in cattività non è naturale, non è quello il loro habitat, il luogo nel quale possono vivere felicemente. Si vedono cammelli che bevono la Coca-cola, elefanti seduti su minuscoli sgabelli, scimmie vestite come bambini, tigri che vanno compulsivamente avanti e indietro, stordite dal dolore. Per non parlare, negli acquapark, dei delfini a volte usati come clown. Quanti sono i circhi in Italia e i loro animali? Difficile quantificarlo, al di là di pochi e famosi complessi c’è un sottobosco di strutture che varia nel corso degli anni.
Per gli amanti del genere, ecco il discorso del Papa
UDIENZA AL PELLEGRINAGGIO DELLA GENTE DELLO SPETTACOLO VIAGGIANTE PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI IN OCCASIONE DELL’ANNO DELLA FEDE, 01.12.2012
Alle ore 12 di oggi, nell’Aula Paolo VI, il Papa riceve in udienza i partecipanti al pellegrinaggio della “Gente dello spettacolo viaggiante”, promosso nell’ambito dell’Anno della fede dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in collaborazione con la Diocesi di Roma e con la Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana. Sono presenti migliaia di circensi, fieranti, burattinai, artisti di strada, esponenti di bande musicali, musica meccanica, gruppi folcloristici e madonnari.
Dopo saluto del Presidente del Dicastero, Em.mo Card. Antonio Maria Vegliò, alcune testimonianze e l’esibizione di due gruppi, il Santo Padre Benedetto XVI rivolge ai presenti il discorso che riportiamo di seguito:
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Cari fratelli e sorelle!
Sono lieto di dare il mio benvenuto a tutti voi e vi ringrazio per il vostro benvenuto! Siete qui convenuti così numerosi, per incontrare il Successore di san Pietro e per manifestare, anche a nome di tanti che lavorano nello spettacolo viaggiante, la gioia di essere cristiani e di appartenere alla Chiesa. Saluto e ringrazio il Cardinale Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che, in collaborazione con la Diocesi di Roma e con la Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, ha organizzato questo evento. Grazie Eminenza! Sono grato anche ai vostri rappresentanti, che ci hanno offerto le loro testimonianze e un bellissimo piccolo spettacolo, come pure a quanti hanno contribuito a preparare questo appuntamento, che si colloca nell’Anno della fede, occasione importante per professare apertamente la fede nel Signore Gesù.
Ciò che anzitutto contraddistingue la vostra grande famiglia è la capacità di usare il linguaggio particolare e specifico della vostra arte. L’allegria degli spettacoli, la gioia ricreativa del gioco, la grazia delle coreografie, il ritmo della musica costituiscono proprio una via immediata di comunicazione per mettersi in dialogo con i piccoli e con i grandi, suscitando sentimenti di serenità, di gioia, di concordia. Con la varietà delle vostre professioni e l’originalità delle esibizioni, voi sapete stupire e suscitare meraviglia, offrire occasioni di festa e di sano divertimento.
Cari amici, proprio a partire da queste caratteristiche e con il vostro stile, voi siete chiamati a testimoniare quei valori che fanno parte della vostra tradizione: l’amore per la famiglia, la premura per i piccoli, l’attenzione ai disabili, la cura dei malati, la valorizzazione degli anziani e del loro patrimonio di esperienze. Nel vostro ambiente si conserva vivo il dialogo tra le generazioni, il senso dell’amicizia, il gusto del lavoro di squadra. Accoglienza e ospitalità vi sono proprie, così come l’attenzione a dare risposta ai desideri più autentici, soprattutto delle giovani generazioni. I vostri mestieri richiedono rinuncia e sacrificio, responsabilità e perseveranza, coraggio e generosità: virtù che la società odierna non sempre apprezza, ma che hanno contribuito a formare, nella vostra grande famiglia, intere generazioni. Conosco anche i numerosi problemi legati alla vostra condizione itinerante, quali l’istruzione dei figli, la ricerca di luoghi adatti per gli spettacoli, le autorizzazioni per le rappresentazioni e i permessi di soggiorno per gli stranieri. Mentre auspico che le Amministrazioni pubbliche, riconoscendo la funzione sociale e culturale dello spettacolo viaggiante, si impegnino per la tutela della vostra categoria, incoraggio sia voi sia la società civile a superare ogni pregiudizio e ricercare sempre un buon inserimento nelle realtà locali.
Cari fratelli e sorelle, la Chiesa si rallegra per l’impegno che dimostrate ed apprezza la fedeltà alle tradizioni, di cui a ragione andate fieri. Essa stessa che è pellegrina, come voi, in questo mondo, vi invita a partecipare alla sua missione divina attraverso il vostro lavoro quotidiano. La dignità di ogni uomo si esprime anche nell’esercizio onesto delle professionalità acquisite e nel praticare quella gratuità che permette di non lasciarsi determinare da tornaconti economici. Così anche voi, mentre ponete attenzione alla qualità delle vostre realizzazioni e degli spettacoli, non mancate di vigilare affinché, con i valori del Vangelo, possiate continuare ad offrire alle giovani generazioni la speranza e l’incoraggiamento di cui necessitano, soprattutto rispetto alle difficoltà della vita, alle tentazioni della sfiducia, della chiusura in se stessi e del pessimismo, che impediscono di cogliere la bellezza dell’esistenza.
Benché la vita itinerante impedisca di far parte stabilmente di una comunità parrocchiale e non faciliti la regolare partecipazione alla catechesi e al culto divino, anche nel vostro mondo si rende necessaria una nuova evangelizzazione. Auspico che possiate trovare, presso le comunità in cui sostate, persone accoglienti e disponibili, capaci di venire incontro alle vostre necessità spirituali. Non dimenticate, però, che è la famiglia la via primaria di trasmissione della fede, la piccola Chiesa domestica chiamata a far conoscere Gesù e il suo Vangelo e ad educare secondo la legge di Dio, affinché ognuno possa giungere alla piena maturità umana e cristiana (cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 2). Le vostre famiglie siano sempre scuole di fede e di carità, palestre di comunione e di fraternità.
Cari artisti e operatori dello spettacolo viaggiante, vi ripeto quanto ho affermato all’inizio del mio Pontificato: «Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con Lui… Solo in quell’amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana. Solo in quell’amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera» (Omelia nella S. Messa per l’inizio del Pontificato, 24 aprile 2004). Nell’assicurarvi la vicinanza della Chiesa, che condivide il vostro cammino, vi affido tutti alla Santa Vergine Maria, la «stella del cammino», che con la sua materna presenza ci accompagna in ogni momento della vita.
A ciascuno di voi ed alle vostre famiglie e comunità imparto di cuore la Benedizione Apostolica. Grazie.
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