Siamo stati al Veganfest di Seravezza, una rassegna durata ben 5 giorni, con qualche decina di espositori del modo Vegan, del bio, della cosmesi naturale, dell’abbigliamento ecologico e altro ancora. Una fiera. Nella quale siamo andati a cogliere alcuni aspetti che ci sono parsi curiosi, nuovi, originali.
Al cuore di tutto, “ça va sans dire”, la cucina.
L’abbiamo raccontata da tre punti di vista diversi. Quello del cuoco tradizionale, che da poco si è avvicinato alla cucina Vegan; quello dello chef contro corrente, molto affermato, una specie di vip della cucina Vegan, e infine secondo la prospettiva Crudista.
Siccome vi leggo con grande interesse e stima, vi espongo le mie opinioni personali.
Io non ci sono voluta andare, per vari motivi.
Anzitutto perchè gli espositori vegan, in realtà, erano ben pochi. Ricordo ad esempio che tra gli espositori era presente addirittura una bisteccheria, solo perchè produttrice di una birra “vegan” (http://www.officinadellabirra.it/la-steak-house.html). Dopo le critiche, l’azienda è stata rimossa dal sito, ma era comunque presente alla fiera. E qusto è solo un esempio.Tra i medici presenti, molti non sono nemmeno vegan (basta guardare sui loro siti), mentre Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana ha preso le distanze ufficialmente dall’evento (http://www.scienzavegetariana.it/news_dett.php?id=1281). La dott.ssa De Petris, una delle più note nutrizioniste vegan in Italia, ha disdetto la sua partecipazione (ma, casualmente, è rimasta sul sito…).
Per quanto mi riguarda più da vicino, ho ricevuto in regalo da un’amica un po’ “new age” (e assai poco animalista) un libro acquistato al Vegan Fest (http://www.anobii.com/books/Il_cibo_degli_Dei/9788887458060/018c17b60fa1048131/): c’è scritto che i “veganiani ” sono “aspramente criticati dai nutrizionisti (anche alternativi) per le carenze (…)” e che “non accettano che ci possa essere simbiosi fra essere umano e animale e cioè che mentre l’essere umano alimenta, cura e protegge l’animale esso in cambio dia il latte (…) Bisogna cambiare la mentalità sfruttatrice degli allevatori con una simbiosi più umana”. E “accertatevi che chi produce il latte lo faccia secondo principi neo-umanistici e sosteneteli acquistando i prodotti da loro”!
Quale festival (seriamente) vegan permetterebbe di vendere libri che espongono idee chiaramente anti-vegan, anzi pieni di ricette non vegan?
Dai racconti di chi c’è stato, ho ricavato l’impressione di un evento commerciale in cui molte cose c’entravano ben poco con l’animalismo e l’etica vegan.
E inoltre…quale vegan che abbia a cuore gli animali farebbe causa a degli attivisti animalisti (come hanno fatto gli organizzatori della fiera)?
http://www.agireora.org/info/news_dett.php?id=1183
Quale vegan “certificherebbe” dei cosmetici testati su animali, solo perchè non contengono ingredienti animali?
Insomma, mi sembra che questi eventi gettino fumo negli occhi a chi cerca di avvicinarsi al veganismo e vuole informarsi seriamente… 🙁